Quello che ci accomuna I Trillici, ovvero Alex Pinca, Andrea Zambelli ed Enea Scomparini sono l’amicizia e la passione per la musica. Tutti hanno sempre suonato strumenti musicali e partecipato attivamente alla realtà musicale che li circonda. I Trillici traggono vita e ispirazione dalla dimensione provinciale che vivono
quotidianamente: Finale Emilia, in provincia di Modena, è il centro gravitazionale attorno al quale orbitano tutte le disavventure che cantano nelle loro canzoni. L’ultimo singolo si intitola Tonno in Scatola e ha il featuring dei mitici Skiantos. Il brano verrà cantato con la band bolognese il 18 aprile al Botanique di Bologna in occasione del live degli Skiantos. Una bella soddisfazione se la sono poi tolta lo scorso 28 giugno quando hanno vinto il premio per il Miglior Testo al Place to be – Music Contest, concorso rivolto a giovani band emergenti, realizzato dall’Assessorato alle Politiche Giovanili di San Martino in Rio in collaborazione con Arci di Reggio Emilia e con i fondi della Regione Emilia-Romagna sulla legge 14/2008. La canzone che gli è valsa il riconoscimento è Scafandro.
Partiamo dalla storia del nome: a Modena trillico è il dito medio del piede dunque è la vostra risposta timida a quello della mano?
Inizialmente quello è stato l’avvio del nome, avevamo 16, 17 anni, e ci sembrava una cosa punk e ribelle. E’ più concettuale adesso, anche per il tri/tre che siamo poi per la fonetica. E’ un nome che fa ridere e riflettere come noi.
Ecco una frase della vostra biografia: “ci siamo spesso sentiti una voce fuori dal coro”. In cosa la vostra musica è coerente con questa affermazione?
Produciamo senza troppo pensarci su. A monte siamo una voce fuori dal coro ed esprimiamo i nostri pensieri con spontaneità. L’ukulele è già uno strumento che porta fuori dal coro come il nostro suonare. Siamo platealmente fuori dal coro sul mercato attuale; e siamo in difficoltà a definire il nostro genere. Oggi c’è il mito dell’underground, ci siamo dentro o fuori? Il grande raccoglitore underground è diventato esclusivo.
Tonno in Scatola ha un testo praticamente nonsense: i Trillici sono d’acqua dolce per provenienza…si sentono comunque oceanici per indole artistica? Oppure siete sempre fuori dall’acqua come dite in Strumentopolo?
La prima è quella più realistica, siamo la palude alla foce del Po. L’acqua c’è nella maggior parte dei nostri pezzi; da emiliani poi la pianura e la distesa di niente tornano sempre. Spesso parliamo di un mare finto dietro perché abbiamo davanti fiumi e fossi e poi la pianura. L’ukulele richiama la spiaggia.
Al Place To Be avete vinto il premio del migliore testo con Scafandro: è il vostro migliore testo? Avete festeggiato mangiando kebab o con una cena al buio in un ristorante senza menu?
E’ uno dei testi più azzeccati, è semplice ma ogni linea arriva. E’ un grande manifesto, è il nostro ultimo pezzo. Ci abbiamo lavorato con Marco Bertoni che ci ha sostenuti per tirare fuori elementi dalle nostre parole e Scafandro è la summa dei testi precedenti. Abbiamo festeggiato a birra al Place to Be.
Lo scorso dicembre cantavate le piadine a giugno 2024 il kebab a Finale Emilia: vi sentite dei rinnegati?
Ormai il kebab è un cibo globale come la pizza. Il comun denominatore è il cibo che è quasi un atto sessuale. Il kebab ha un ottimo rapporto qualità prezzo.
Meglio un pomeriggio in barca sul Po o annegare i pensieri nel Panaro?
Per uno di noi c’è il sogno del pomeriggio in barca, per anni ha sognato di portare la ragazza di turno in gita in barca, sul diversivo di Scortichino, perché il nonno abitava su quell’argine e c’era una nostalgia.
In Karate si aspetta a spararsi per avere un bacio, in Ciao l’istinto di spararsi è a inizio anno: il vostro è un disincanto generazionale o emozionale?
I social li sentiamo relativamente, abbiamo avuto un po’ di spazio, ora le relazioni le viviamo normalmente. Non è una denuncia in sé ma lo diventa per i temi trattati. Non era l’intenzione di partenza, noi parliamo da quello che ci succede.
Un altro elemento che ho ritrovato è quello delle tasche cito per tutti quelle con le mani infilate di Affondarex2: una volta le tasche erano per il fazzoletto, le chiavi e i sogni. Oggi sono una mini valigia. I sogni dove li custodite?
I soldi sono nelle calze e nella capa. Giriamo col pantaloncino corto da rega, con le mani in tasca…ci sono però. Anche le scarpe tornano fuori nelle barre che scriviamo. Quando non sai che fare le mani vanno in tasca, anche per difendersi, a volte è un tirarsi indietro da quello che succede.
Molti dei vostri testi hanno riferimenti culinari: il kebab, la piadina, la parmigiana di melanzane, la zuppa di fagioli: il piano B è aprire un ristorante?
Siamo più bravi a mangiare. Finiamo sempre sulla piadina. Mangeremmo tutto il giorno.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Il 18 luglio siamo ospiti degli Skiantos al Botanique a Bologna, faremo un pezzo. Poi ci prendiamo una pausa fino a settembre, quindi spariamo ancora qualche cartuccia e tutto finirà in un disco.
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