Salgono a quattro i casi di febbre Oropouche riscontrati in Italia. Dopo i due identificati fra maggio e giugno, uno in Veneto e l’altro in Emilia-Romagna, arriva infatti la notizia dei due casi diagnosticati presso l’ospedale Sacco di Milano. Si tratta, analogamente ai precedenti, di due pazienti che erano in rientro da Brasile e Cuba, paesi in cui la malattia è diffusa o sta iniziando a diffondersi. Vediamo che cos’è la febbre Oropouche, quali sintomi causa, se esistono cure specifiche e in che modo viene diagnosticata.
Cos’è la febbre Oropouche
“La febbre Oropouche è una delle arbovirosi più diffuse del Sud-America, con oltre 500 mila casi diagnosticati dal 1955 a oggi, un numero probabilmente sottostimato viste le limitate risorse diagnostiche disponibili nell’area di diffusione”, spiega Federico Giovanni Gobbi nel comunicato in cui veniva data notizia del primo caso in Italia (e in Europa) di febbre Oropouche. Gobbi è direttore del dipartimento di Malattie infettive, tropicali e microbiologia dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) e professore associato all’Università di Brescia. “Dall’ultimo aggiornamento epidemiologico – prosegue – risultano tra la fine del 2023 ed il 2024 più di 5mila casi di febbre Oropouche in Bolivia, Brasile, Colombia e Perù, ed ultimamente anche a Cuba”.
Si tratta di una malattia causata dall’omonimo virus, scoperto nel 1955 nel sangue di un lavoratore forestale di Trinidad e Tobago. La trasmissione all’essere umano avviene di solito attraverso la puntura del moscerino Culicoides paraensis o delle zanzare Culex quinquefasciatus, specie diffuse in aree boschive o acquitrinose e al momento non presenti in Italia. Secondo l’Oms, al momento non esistono prove di trasmissione diretta fra esseri umani.
Sintomi, diagnosi e cure
I sintomi della febbre Oropouche si manifestano di solito dopo 3-8 giorni dalla puntura dell’insetto vettore e sono simili a quelli di altre febbri virali tropicali come dengue, Zika o chikungunya: febbre alta, mal di testa, malessere generale, dolore articolare e muscolare, nausea, vomito, brividi. “Sono stati inoltre registrati sporadici casi di interessamento del sistema nervoso centrale, come meningite ed encefalite – spiega ancora Gobbi -. Nel 60% circa dei casi dopo la prima fase acuta i sintomi si ripresentano, in forma meno grave: di solito da due a dieci giorni, ma anche dopo un mese dalla prima comparsa”.
Al momento non esistono cure specifiche o vaccini contro la febbre Oropouche e i pazienti vengono sottoposti a trattamenti sintomatici. La diagnosi viene fatta considerando i sintomi e i viaggi effettuati di recente e sottoponendo i campioni dei pazienti a esami molecolari di laboratorio (come la Pcr). Ad oggi non esistono test diagnostici specifici, ad eccezione di quello “home-made” appena sviluppato presso l’ospedale Sacco di Milano, come ha raccontato Maria Rita Gismondo, responsabile del reparto di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze, a La Repubblica.
Fonte : Wired