Uno schema perseguito anche dagli investimenti europei. Già l’anno scorso l’Edf ha sostenuto con 4 milioni un modello di comunicazione per comandare sciami di mezzi autonomi e altrettanti sono andati al rafforzamento dei cavi sottomarini, spina dorsale di internet e target militare. Per assicurarsi che i dati raccolti dallo spazio “parlino”, e forniscano una rappresentazione in tempo reale e precisa dei potenziali rischi, c’è un progetto da 157 milioni, gestito da Leonardo, Airbus e Ariane group (azienda aerospaziale), per integrare le informazioni su un’unica piattaforma, sulla scia di due progetti precedenti. Ma se sommiamo tutti i programmi di intelligence attraverso sensori, satelliti e altre fonti digitali, il solo piano 2023 ha dislocato sul tema altri 70 milioni. Con altri 6 milioni l’Unione prova a cautelarsi anche in caso di blackout di comunicazioni, sostenendo un piano a trazione estone per una tecnologia di navigazione dei droni che funzioni anche senza segnali satellitari, ma si basi sull’analisi in tempo reale di ciò che la macchina “vede”.
Le nuove armi made in Eu
Il Fondo di difesa comunitaria, tuttavia, va a caccia anche di prototipi di nuove armi. Ci sono 25 milioni per la prossima generazione di blindati, 30 per la creazione di armi intelligenti e sempre più precise e 20 milioni di euro sono destinati a individuare almeno 4 potenziali soluzioni per far navigare un drone in ambienti “non permissive”, che fuor di gergo diplomatico indicano aree di guerre o caratterizzate da grande instabilità.
Altri 50 milioni riguardano la creazione di un nuovo drone terrestre, dotato di “funzioni letali”. Di che genere? Lo spiega meglio un allegato al via libera della Commissione all’Edf 2024. Si legge che il programma deve studiare un “un processo completamente autonomo di mira contro obiettivi diversi e soluzioni per la mobilità e l’ingaggio”, ma anche produrre un’analisi degli “aspetti etici e legali dell’integrazione di droni autonomi per il combattimento nelle forze armate europee”. Con una precisazione: “Se necessario, è bene che sia inclusa una ricerca per sostenere raccomandazioni e decisioni” su questi aspetti. Come dire: dateci materiale per perorare la causa.
Nel caso delle armi “intelligenti”, invece, l’Unione reclama maggiore precisione di missili e razzi, ma fa riferimento anche a “loitering munition”, ossia i droni suicidi, che girano in un’area definita finché non individuano l’obiettivo e lo colpiscono, abbattendosi su di esso. Una tecnologia militare molto controversa. L’Unione è anche interessata a copiare il modello Iron Dome, lo scudo missilistico di Israele.
Carri armati e corvette del futuro
Poco prima di aprire i nuovi bandi, la Commissione ha comunicato anche i 54 progetti vincitori del programma 2023. Tra questi rientra Marte, acronimo per Main armoured tank of Europe, un programma per sviluppare nuove tecnologie da integrare su un carro armato. A spartirsi i 20 milioni di finanziamento è una cordata di una quarantina di imprese, tra cui i due campioni della difesa di Italia e Germania, rispettivamente Leonardo e Rheinmetall. Altrettanti ne ha ricevuti un progetto simile, sempre per aggiornare l’architettura del carro armato, che invece ha in testa la francese Thales. Da Bruxelles 154 milioni finanzieranno i circa 288 necessari allo sviluppo della nuova corvetta di pattugliamento comunitaria (Epc2), che vede l’Italia Fincantieri tra i capofila del progetto (durata 48 mesi). Altri 25 milioni sono destinati alla costruzione di un prototipo di imbarcazione a guida autonoma, lunga 12 metri, che si muove mediante idroali (quindi con lo scafo fuori dall’acqua).
Fonte : Wired