Un video mostra il movimento che ha salvato la vita a Donald Trump: questione di millimetri

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Attentato a Donald Trump in Pennsylvania

Una ricostruzione del momento dell’attentato a Trump mostra chiaramente come per pochissimi millimetri il proiettile non l’abbia colpito alla base del cranio. Se l’ex presidente non si fosse voltato per leggere dei dati sullo schermo probabilmente non avrebbe avuto vie di scampo.

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Mentre Donald Trump si prepara già ad affrontare il suo prossimo comizio, il primo dopo l’attentato in Pennsylvania di sabato 13 luglio, lasciano ancora increduli le ricostruzioni di quei fatidici secondi in cui per un soffio l’ex presidente degli Stati Uniti non è rimasto nell’attentato organizzato da Thomas Matthew Crooks, mentre parlava ai suoi sostenitori in vista delle elezioni presidenziali del 5 novembre.

Un video diffuso sui social, frutto di alcune simulazioni balistiche, mostra chiaramente come sia stata tutta questione di millimetri. Un piccolo, quasi impercettibile movimento della testa: è stato questo a salvare Trump. Sempre sui social in questi giorni sono proliferate le teorie complottiste, di ogni tipo e orientamento politico, sull’attentato e quelli che sarebbero i suoi veri mandanti.

Questione di millimetri

Lo ha raccontato lo stesso tycoon. Se non si fosse leggermente spostato per leggere il grafico sui dati dell’immigrazione proiettato in quel momento sullo schermo installato alla convention il proiettile lo avrebbe colpito – molto probabilmente secondo le ricostruzioni – alla base del cranio, senza lasciargli scampo. “Quel grafico che stavo esaminando mi ha salvato la vita”, ha detto Trump all’ex medico della Casa Bianca Ronny Jackson. “Se non avessi indicato quel grafico e girato la testa per guardarlo, quel proiettile mi avrebbe colpito proprio alla testa”.

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Come Trump è riuscito a uscire dalla traiettoria

Nella simulazione si vede infatti la testa di Trump inclinarsi e spostarsi leggermente di lato proprio l’istante immediatamente precedente a quello in cui è stato quasi raggiunto dal proiettile che per via di quel minimo movimento gli ha solo sfiorato l’orecchio procurandogli una ferita superficiale. I due proiettili successivi quindi hanno proseguito su quella stessa traiettoria da cui ormai Trump era fortunatamente uscito, lasciandolo così incolume. La stessa su cui purtroppo si trovava Corey Comperatore, il pompiere presente tra la folla rimasto ucciso dai colpi di Crooks, anche lui ucciso subito dopo dalla sicurezza di Trump.

Vivo per miracolo: gli altri fattori che hanno quasi ucciso l’ex presidente

Se Trump non si fosse spostato, il proiettile lo avrebbe colpito alla testa. Il fatto che sia salvato è in sostanza un miracolo, soprattutto considerata la vicinanza a cui si trovava Crooks. Una ricostruzione realizzata dall’Associated Press a partire da una dozzina di video, foto e immagini satellitari mostra come l’attentatore fosse praticamente vicinissimo a Trump, lontano non più di 150 metri.

Si tratta di una distanza davvero minima a cui non è difficile colpire un obiettivo. Sempre Ap spiega infatti che è a questa distanza che i soldati dell’esercito americano devono riuscire a centrare un obiettivo delle dimensioni di una persona per ottenere l’abilitazione a utilizzare il fucile M16. Quindi Crooks a quella distanza avrebbe potuto davvero e senza troppe difficoltà riuscire a uccidere Trump.

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Fonte : Fanpage