Cos’è la “maggioranza Metsola” e cosa cambia adesso per von der Leyen

A Strasburgo è nata la ‘maggioranza Metsola’, una maggioranza così ampia da rompere addirittura i confini del “cordone sanitario” eretto contro la destra radicale. Quello di Roberta Metsola è stato un vero e proprio trionfo, con la popolare maltese riconfermata allo scranno più alto dell’Emiciclo comunitario con l’appoggio record di 562 parlamentari, pari al 78% dei 720 membri dell’Aula. Una cifra che va ben oltre la somma dei voti della maggioranza di popolari, liberali e socialisti (401).

La ‘maggioranza Metsola’

Questo significa che nello scrutinio segreto non solo la popolare maltese è stata sostenuta da Verdi (53) e Conservatori e riformisti Ecr (78), ma anche alcuni deputati della destra radicale dei Patrioti d’Europa di Marine Le Pen, Viktor Orbán e Matteo Salvini (terza forza dell’emiciclo per numero di eletti, 84) e dell’Europa delle nazioni sovrane, la nuova creatura dell’ultradestra tedesca AfD (che ha solo 25 membri ed è il gruppo più piccolo).  E l’Ecr che ha sostenuto compattamente la riconferma in cambio ha ottenuto in cambio per la prima volta l’elezione di ben due vicepresidenti: l’italiana Antonella Sborna, di Fratelli d’Italia e il lettone Roberts Zile, che ripete il risultato del 2022.

Per Metsola riconferma da record, la votano 562 deputati su 720: mai così tanti

Il cordone sanitario

Niente da fare invece per i Patrioti e i sovranisti, contro cui è stato eretto un cordone sanitario che gli impedirà di ottenere cariche apicali dell’Aula per tutta la legislatura. Soprattutto i primi, che sono il terzo gruppo dell’emiciclo con 84 deputati, sei più dell’Ecr, hanno risposto alla cosa in maniera furiosa. “Oggi abbiamo assistito all’ennesimo spettacolo indegno da parte di istituzioni che si dimostrano democratiche solo sulla carta”, ha tuonato Paolo Borchia, capo delegazione della Lega a Strasburgo, sostenendo che è “inaudito che profili di primo piano”, come Fabrice Leggeri, già direttore di Frontex e candidato dal Rassemblement National, e Klara Dostalova, già ministro in Repubblica Ceca, “non siano stati ritenuti degni di essere vicepresidenti del Parlamento europeo”.

Tensione alle stelle tra Orban e l’Ue, parte il boicottaggio della presidenza ungherese

“Non vogliamo che gli amici di Vladimir Putin rappresentino l’istituzione”, ha tagliato corto Pedro Lopez de Pablo, portavoce del Ppe, nello spiegare la decisione di creare il cordone. La destra radicale è sempre stata tenuta fuori dalle alte cariche, e difficilmente ha ottenuto ruoli importanti nel processo legislativo, anche se questo blocco era stato leggermente superato nella seconda metà della scorsa legislatura. Ma ora la strategia di Orban, che sta sfruttando la presidenza di turno ungherese per portare avanti quello che ritiene essere un processo di pace, arrivando anche a incontrare Putin a Mosca, ha peggiorato le cose e si è tornati alla chiusura totale.

I vicepresidenti

E così al primo turno di votazioni per scegliere i 14 vice di Metsola, sono stati eletti tre popolari, con la tedesca Sabine Verheyen la più votata con 604 preferenze che sarà quindi vicepresidente vicaria, cinque socialdemocratici, tra cui Pina Picierno, con 405 preferenze, poi due liberali e un Verde. Di fatto quella che dovrebbe essere la nuova maggioranza europea di popolari, socialisti e liberali, con l’appoggio esterno dei Verdi, è passata tutta al primo turno.

Due donne italiane vicepresidenti dell’Europarlamento

E nel secondo scrutinio sono state fatte passare le due ali radicali dell’Emiciclo, ma contro le quali non è stato eretto il muro. E così sono stati eletti i due conservatori ma anche un rappresentante della sinistra radicale The Left, gruppo nel quale siede ora anche il Movimento 5 Stelle. E di questi gruppi quello della sinistra è stato l’unico che non ha votato Metsola, presentando una sua candidatura simbolica, quella di Irene Montero. Ma i rapporti con la maltese restano comunque buoni.

Verso la fiducia

Di fatto la presidente appena riconfermata è riuscita, con un approccio aperto al dialogo con praticamente tutte (o quasi) le forze dell’emiciclo, è stata capace di creare una maggioranza piuttosto ecumenica. Non sarà certo così ampia la nuova maggioranza che voterà giovedì 18 luglio la fiducia a Ursula von der Leyen, anche se il risultato di Metsola fa ben sperare la presidente della Commissione uscente, anche lei in cerca di una riconferma, possa alla fine essere meno striminzita di quanto molti prevedono.

Fonte : Today