La scissione di Yandex, considerato l’equivalente russo di Google, è realtà. Con un accordo da 5,4 miliardi di dollari finalizzato a metà luglio, il colosso tecnologico moscovita ha ceduto a un consorzio di acquirenti del paese le attività della società in Russia, per effetto delle conseguenze della guerra in Ucraina, liberando di fatto dalla madre patria l’azienda con sede in Olanda fino al 16 luglio conosciuta, appunto, come Yandex NV e adesso rinominata Nebius Group.
Il nuovo gruppo
A guidare la nuova realtà, come riporta l’agenzia Reuters, sarà l’ex amministratore delegato dell’azienda Arkady Volozh, che ad agosto 2023 si era detto “categoricamente contrario alla barbara invasione della Russia in Ucraina” (rischiando di far saltare proprio la scissione) e nei confronti del quale lo scorso marzo l’Unione europea aveva revocato le sanzioni comminate in precedenza.
Nel nuovo percorso basato su radici esclusivamente europee, Nebius concentrerà il proprio giro di affari su una piattaforma cloud dedicata all’intelligenza artificiale e creata in particolare per carichi di lavoro intensivi della tecnologia del momento. L’obiettivo di Volozh è quello di portare il gruppo con sede ad Amsterdam a diventare fornitore leader europeo di infrastrutture e servizi per gli sviluppatori di intelligenza artificiale in tutto il mondo, con un approccio che ha definito T2T, ovvero di “tecnologia per tecnologi”.
La storia
Nato nel 1964 ad Atyrau, in Kazakhstan, l’imprenditore aveva contribuito a fondare Yandex nel 1997, nel pieno del boom delle dotcom. A 60 anni compiuti, diventa dunque l’artefice di un’operazione che da un lato lo rende “libero – ha spiegato all’agenzia stampa britannica – con un paio di miliardi di dollari per costruire qualcosa”, dall’altro segna la fine della proprietà straniera della principale azienda tecnologica russa, dando di fatto al Cremlino maggiore supervisione sullo spazio internet del paese.
La speranza di Volozh ora è che “Nebius diventi una delle più grandi società di infrastrutture di intelligenza artificiale al mondo, certamente in Europa”, nella consapevolezza “che sta arrivando qualcosa di serio, che probabilmente accade una volta ogni generazione, come accadde con internet negli anni ‘90”.
Fonte : Wired