Com’è Elegia americana di J.D. Vance, il vicepresidente designato da Trump

A pochi giorni dall’attentato alla sua vita, Donald Trump non rinuncia a dominare il discorso americano, infatti, nelle scorse ore ha scelto colui che sarà il suo vicepresidente in caso di vittoria. Si tratta di J.D. Vance, scrittore e politico repubblicano noto finora soprattutto per essere l’autore di un memoir molto letto e apprezzato, Elegia americana, uscito nel 2016 negli Stati Uniti e poi pubblicato anche in Italia da Garzanti, nella traduzione di Roberto Merlini.

Il titolo originale, Hillbilly Elegy, rende meglio l’idea del tema centrale del libro: hillbilly è il termine gergale e molto spesso dispregiativo con cui vengono identificati gli americani di estrazione socio-culturale più semplice, soprattutto se provenienti da regioni rurali, e in particolari dalle zone dei Monti Appalachi. Proprio da lì viene la famiglia di Vance, che nella sua opera descrive senza sconti – e aprendo gli occhi a molti – le condizioni di vita dei bianchi di bassa estrazione e della loro crisi all’interno di un più ampio e spesso spietato sistema americano.

Il libro

In Elegia americana Vance descrive la storia della sua famiglia focalizzandosi su due migrazioni: la prima e fondamentale è quella che compiono i suoi nonni, descritti come “sporchi, poveri e innamorati”, quando si trasferiscono appunto dagli Appalachi verso la cosiddetta Rust Belt, più precisamente verso l’Ohio. Ma il sogno di fare fortuna s’infrange contro la dura realtà, tanto che, il loro nipote crescerà in un ambiente di povertà, alcolismo, genitori assenti, disoccupazione e violenza.

È allora che avviene la seconda migrazione, quella di J.D. Vance che, una volta adulto, si avvicina con grandi sforzi a quelli che sono i luoghi del potere e del privilegio, come Silicon Valley e Washington D.C. Il suo curriculum, che inizia a circolare dai Marine, all’università dell’Ohio, fino a Yale, è puro sogno americano. Lo scrittore racconta dunque i divari e le disuguaglianze degli Stati Uniti senza sconti, con realismo crudo e una grande efficacia che sfonda i pregiudizi, i cliché e soprattutto tutto ciò che siamo abituati a pensare, noi e anche tanti “americani bene”, di questi statunitensi più umili e dimenticati.

La politica

In modo quasi paradossale, alla sua uscita, Elegia americana era stato accolto con grande favore dagli ambienti liberal, che si vedevano così messi a confronto con le contraddizioni più scottanti e spesso ignorate dell’ascensore sociale a stelle e strisce. Il New York Times l’ha definito una “lettura fondamentale in questo periodo storico”, mentre l’Economist ha scritto che si tratta del“libro più importante sull’America”.

Nel 2020 il celebre regista Ron Howard (il quale si definisce politicamente liberale) ne trasse un film uscito su Netflix, nel cast anche Glenn Close e Amy Adams, che a dire il vero è stato piuttosto stroncato dai critici. In tutto ciò, Vance non ha mai nascosto le sue posizioni repubblicane, sebbene all’inizio fosse tra i più decisi oppositori di Trump, perché considerato un pericolo per la democrazia. “Non sono un senatore, un governatore o un ex segretario di gabinetto”, scriveva sulla prima pagina di Elegia americana. Poi molte cose sono cambiate: si è via via avvicinato a Trump, scusandosi delle sue critiche precedenti e abbracciando sempre più le sue posizioni, tanto da ottenere il suo endorsement nel 2022, quando venne eletto senatore per l’Ohio.

Fonte : Wired