I Paesi europei in cui si fuma di più

Bulgaria, Croazia e Grecia in pole position. La gara non è su pista, ma riguarda il numero di fumatori nell’Unione europea. Nei tre Paesi citati fuma oltre il 35% della popolazione, mentre la media europea è del 24% circa. È il dato a cui si attesta anche l’Italia. All’opposto della classifica, che emerge da uno studio commissionato dalla Commissione europea, troviamo invece la Svezia, con appena il 10% della popolazione che fa uso di sigarette, che siano classiche, da rollare o elettroniche. Rispetto ai dati del 2020, si registra un calo di appena un punto percentuale dei fumatori. Il problema in termini di salute resta quindi impellente, con oltre 700mila persone all’anno che perdono prematuramente la vita a causa di questo “vizio”. Le organizzazioni anti-fumo premono per maggiori restrizioni su pubblicità e modalità di vendita, ma la potente lobby del tabacco fa ostruzionismo.

Sigarette elettroniche hanno più successo tra i giovani

A riscuotere maggiore successo tra i fumatori continuano ad essere le sigarette classiche: nell’Unione circa sette persone su dieci tra i fumatori le scelgono quotidianamente. Per ora tra gli intervistati, chi sceglie le sigarette elettroniche, o e-cigarette, sono solo il 3 per cento, ma i dati più alti si registrano nella categoria dei giovani, cioè le persone di età compresa tra 15 e 39 anni. A indurre al tabagismo sono innanzitutto le relazioni.

“Sui cibi ultra processati servono le stesse avvertenze del tabacco”

Uno su tre ha iniziato a usare la sigaretta elettronica perché lo hanno fatto i propri amici, mentre il 36 per cento ha scelto di svapare per smettere o ridurre il consumo di tabacco. Il consumo medio è in linea con i dati del 2020: 14 sigarette al giorno. I dati emersi hanno smosso qualcosa a livello politico. “L’Eurobarometro sottolinea la necessità di agire. Mostra che le persone sostengono ulteriori misure di controllo del tabacco piuttosto che collegarle all’immagine di uno ‘stato balia’ come alcune lobby amano suggerire”, ha affermato Frank Vandenbroucke, ministro della Salute belga, in una dichiarazione rilasciata dalla coalizione europea Smoke Free.

La “generazione senza tabacco”

L’obiettivo di Bruxelles è quello di raggiungere una “generazione senza tabacco”, in cui meno del 5% della popolazione faccia uso di sigarette (di qualunque tipo) entro il 2040, rispetto all’attuale 24% dell’ultima indagine. La missione è contenuta nell’ambito del Piano europeo di lotta contro il cancro. Come strumento per ridurre il consumo di tabacco, i 27 Stati membri si sono dotati di una direttiva comune, il cui testo risale però al 2014, anche se ci sono stati degli aggiornamenti e modifiche per adattarsi ad un mercato che nel frattempo si è evoluto. Una sua revisione era prevista per dicembre 2022, ma è stata posticipata a tempo indeterminato. 

Gli strumenti per ridurre l’uso del tabacco

La coalizione Smoke Free spinge per una revisione coordinata di ben tre norme che riguardano l’imposta sul tabacco, le tipologie di prodotti e la pubblicità. “Il consumo di tabacco continua a essere la principale causa di cancro prevenibile”, ha affermato Lilia Olefir, direttrice della coalizione Smoke Free. I decessi provocati dal fumo ogni anno sono calcolati in 700mila persone, con circa il 50% dei fumatori che muore prematuramente (in media 14 anni prima), secondo le stime della Società europea per l’oncologia medica.

Vietate le sigarette elettroniche usa e getta entro il 2025

Le organizzazioni che lottano contro l’uso del tabacco premono per un aumento delle aliquote minime di imposta sulle sigarette, come pure sui “prodotti rollati” e sui nuovi prodotti elettronici a base di tabacco e nicotina. Altri punti su cui insistono riguardano l’obbligo di confezionamento anonimo, il divieto di vendite online transfrontaliere, la protezione degli adolescenti dalla pubblicità digitale di prodotti che creano dipendenza. Oltre a misure armonizzate tra i vari Paesi, la coalizione chiede alle istituzioni europee una maggiore resistenza alle lobby del tabacco, sempre attive a Bruxelles nell’intento di evitare maggiori restrizioni. 
 

Fonte : Today