Non garantiscono le cure essenziali ai propri pazienti. Criticità soprattutto su prevenzione e assistenza territoriale. Questo il preoccupante dato che emerge dall’analisi dei dati del Nuovo Sistema di Garanzia sulle prestazioni più importanti della salute pubblica
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Nell’anno 2022 sono soltanto 13 le Regioni che hanno raggiunto la sufficienza nella capacità di garantire pienamente ai cittadini i livelli essenziali di assistenza: Piemonte, Lombardia, Provincia autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Puglia e Basilicata. È il dato saliente che emerge dall’analisi dei dati del Nuovo Sistema di Garanzia, lo strumento attraverso cui viene misurata la qualità e l’appropriatezza delle cure fornite ai cittadini, presentato al ministero della Salute.
Le regioni con più difficoltà
Calabria, Sicilia e Sardegna riportano punteggi inferiori alla sufficienza nelle due macro-aree della prevenzione e della distrettuale. Inoltre, la Provincia autonoma di Bolzano e le Regioni Abruzzo e Molise ottengono un punteggio insufficiente nell’area della prevenzione, mentre la Regione Campania presenta un punteggio insufficiente nell’area distrettuale. La peggiore è la Valle d’Aosta. bocciata su tutti i fronti con punteggi inferiori alla soglia in tutte le macro-aree: 48 in prevenzione, 47 in sanità territoriale e 55 per quella ospedaliera. Per la Regione è il secondo anno consecutivo con tutti i punteggi insufficienti.
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Si riscontrano miglioramenti nel sistema
Dalle vaccinazioni alle cure ospedaliere, passando per i tempi di attesa, il sistema misura 88 indicatori, attribuendo a ciascuno di essi un punteggio da 0 a 100, in cui 60 rappresenta la soglia di sufficienza. Il monitoraggio riscontra miglioramenti nel sistema ospedaliero. Tutte le Regioni, salvo la Valle d’Aosta, raggiungono un punteggio sufficiente con un valore massimo (98,35) raggiunto dalla P.A. di Trento, seguito da Emilia-Romagna (93,50) e Toscana (92,32). Maggiori criticità, invece, nell’area della Prevenzione, che monitora attività come le vaccinazioni, gli screening oncologici o gli stili di vita. In tal caso non raggiungono la sufficienza Valle d’Aosta, P.A. Bolzano, Abruzzo, Molise, Calabria, Sicilia, Sardegna.
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Vaccinazioni e screening oncologici: ancora molto da fare
Nell’area distrettuale, invece, che misura soprattutto la qualità dell’assistenza sul territorio, sono insufficienti Valle d’Aosta, Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna. Tra i singoli indicatori, resta molto da fare nel campo delle vaccinazioni. Le coperture sono sostanzialmente stabili e solo 5 Regioni (Lombardia, P.A. Trento, Veneto, Emilia Romagna, Campania) hanno un punteggio pieno. Va peggio sugli screening oncologici: solo 3 Regioni (P.A. Trento, Veneto, Emilia Romagna) raggiungono il 100, con 7 Regioni, tutte al Centro-Sud, sotto la soglia della sufficienza.
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Liste d’attesa, in media l’80% delle prestazioni erogato nei tempi corretti
Il rapporto contiene dati anche sulle liste d’attesa, relative però soltanto alla classe di priorità B, cioè prestazioni da eseguire entro 10 giorni. In media in Italia l’80,24 delle prestazioni viene erogato nei tempi corretti, con una forbice che va dal 65,16% della Puglia al 100% della Valle d’Aosta. Fanno eccezione la P.A. di Trento con il 20,44%. Migliorano i tempi di soccorso del sistema 118: la media nazionale è di 19 minuti, con il minimo di 15 minuti della P.A. Bolzano e dell’Emilia Romagna e il massimo di 28 minuti della Calabria.
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Migliorano leggermente cure palliative e assistenza domiciliare
Nel complesso, migliorano la capacità di fornire cure palliative: il 64,55% dei pazienti oncologici morto per tumore ne ha avuto accesso. Tuttavia, solo 8 Regioni hanno ottenuto punteggi al di sopra della soglia di sufficienza. Va meglio anche l’assistenza domiciliare: sono solo 3 le Regioni (Calabria, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta) che non raggiungono il punteggio minimo. Segnali di miglioramento dell’appropriatezza arrivano dagli ospedali: crescono per esempio gli interventi per il cancro al seno eseguiti in strutture ad alto volume e quindi a maggiore specializzazione. Segnali contrastanti, invece, per quel che concerne i parti cesarei: si riduce il loro numero negli ospedali più piccoli, mentre aumenta in quelli più grandi.
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Fonte : Sky Tg24