Migranti, il regolamento di Dublino non sta funzionando

Il regolamento di Dublino sull’accoglienza dei migranti in Europa non funziona. Nello specifico, quella parte che prevede il ricollocamento dei migranti nel paese di primo ingresso. L’ultima conferma arriva da Eurostat, l’istituto europeo di statistica secondo il quale nel 2023 meno del 10% delle richieste di ricollocamento dei migranti è stata accolta. Una circostanza che la recente riforma, che fa scattare l’obbligo di ricollocamento solo quando un paese si dichiari sotto pressione a causa degli arrivi, non farà che peggiorare.

Le richieste di ricollocamento inviate

Secondo Eurostat, lo scorso anno 25 paesi dell’Unione (mancano i dati relativi a Cechia e Croazia) hanno emesso poco meno di 185mila richieste di ricollocamento emesse in base al regolamento di Dublino. Ovvero hanno chiesto ai paesi nei quali questi 185mila migranti erano stati registrati di accoglierli nuovamente. Solo poco meno di 17mila di queste istanze sono andate a buon fine, ovvero poco più del 9% del totale.

Il grafico a barre mostra la percentuale di richieste emesse dai singoli paesi che sono state accolte. Più una barra è lunga e maggiore è questa percentuale. L’altro elemento di interesse è rappresentato però dallo spessore della barra, che è calcolato sulla base delle istanze emesse. Detto altrimenti, lo scorso anno la Germania ha chiesto agli altri paesi europei di accogliere 74mila persone che erano state registrate in altre nazioni salvo poi spostarsi in territorio tedesco: solo il 6,8% di queste richieste è stato accolto.

Situazione analoga in Francia: poco meno di 49mila istanze di ricollocamento inviate alle altre nazioni europee, che però hanno dato corso solo al 5,6% del totale. Quanto questo possa aver inciso sull’ottimo risultato di forze di destra come Alternative für Deutschland e Rassemblement National alle ultime elezioni europee i dati di Eurostat non ce lo dicono.

Le richieste di ricollocamento ricevute

Se le istanze di ricollocamento previste dal regolamento di Dublino non vengono soddisfatte, questo significa che c’è qualche nazione che ignora le richieste. Non si tratta dei paesi del gruppo di Visegrád, quelli cioè che storicamente si sono mostrati più ostili alla redistribuzione dei migranti, ma di quelli che queste persone le vedono sbarcare sulle proprie coste: Italia e Grecia.

Atene ha accolto appena lo 0,09% delle 6.400 richieste di riaccogliere un migrante che era stato identificato sul proprio territorio, Roma lo 0,14%. Con l’aggravante che le richieste indirizzate al nostro governo sono state più di 42mila nel solo 2023. Ed è probabilmente a questo che si riferiva Nancy Faeser, ministra dell’Interno tedesca, quando nel settembre scorso accusava l’esecutivo di Giorgia Meloni di non rispettare il regolamento di Dublino.

Una situazione senza equilibrio

Affrontati separamente i due lati della questione, è interessante provare a mettere i due dati, quello relativo alle richieste di ricollocamento emesse e quelle ricevute, sul medesimo grafico. Il risultato è quello del grafico sottostante.

Da un lato c’è appunto l’Italia, uno dei principali paesi di sbarco dei migranti provenienti dal Nord Africa, che riceve molte più richieste di ricollocamento di quante ne emetta e che, come detto, ne evade in percentuale irrisoria. Dall’altro la Germania, che emette più richieste di collocamento di quante ne riceva e che è invece destinazione di interesse per i migranti per il combinato disposto di salari tra i più alti in Europea e un tasso di disoccupazione tra i più bassi.

Detto altrimenti: da un lato chi accoglie i migranti per questioni geografiche e non accetta il ricollocamento sul proprio territorio di quelli che si sono spostati altrove per motivazioni economiche. E dall’altro chi li vede arrivare per questioni economiche e non riesce ad ottenere il ricollocamento nei paesi di prima registrazione. Con buona pace di quanto previsto dal regolamento di Dublino.

Fonte : Wired