Yara Gambirasio, il caso spiegato in 10 punti dalla scomparsa a Ignoto 1

Esce il 16 luglio su Netflix “Il Caso Yara: Oltre Ogni Ragionevole Dubbio, la docuserie sviluppata e diretta da Gianluca Neri, scritta da Carlo G. Gabardini, Gianluca Neri ed Elena Grillone e prodotta da Quarantadue. La serie, che si divide in cinque episodi, ricostruisce la storia tragica di Yara Gambirasio, la giovane di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, scomparsa nel novembre 2010 mentre rientrava a casa dopo gli allenamenti di ginnastica ritmica. Ecco le tappe fondamentali della vicenda

1. Il giorno della scomparsa

Yara Gambirasio ha solamente 13 anni quando esce da casa, a Brembate di Sopra (Bergamo), venerdì 26 novembre 2010 verso le 17.30. La giovane ginnasta è diretta in palestra, dove si allena di solito, per consegnare alle allenatrici uno stereo che servirà per una gara. Rimane nel centro sportivo di via Locatelli per circa un’ora, poi di lei si perde ogni traccia. I genitori, dopo aver atteso poco oltre l’orario prestabilito per il rientro a casa, decidono di avvertire immediatamente le forze dell’ordine. E fin da subito la pista dell’allontanamento volontario viene esclusa.

2. I messaggi sul telefono

Dal controllo del traffico telefonico che viene effettuato, si evidenzia che il telefono di Yara ha inviato e ricevuto messaggi tra le 18.25, orario in cui la giovane presumibilmente era ancora in palestra, e le 18.44. Dopo, il cellulare aggancia celle diverse: alle 18.44 quella di Ponte San Pietro e alle 18.49 quella di Mapello e infine alle 18.55 quella di Brembate di Sopra. Poi il segnale scompare.

3. I testimoni

Nessuno ha visto uscire Yara dalla palestra. Le versioni dei testimoni concordano sul fatto che la ragazza si sia trattenuta nel centro sportivo fino alle 18.25, poi però, divergono: perché qualcuno sostiene che era negli spogliatoi, mentre per altri non c’è mai andata. Le telecamere del centro, purtroppo, non sono in funzione e non riescono a dare una risposta.

4. Le indagini

Per giorni vengono impiegati i cani molecolari che portano a un cantiere a Mapello. Il 5 dicembre, le forze dell’ordine italiane fermano un muratore marocchino, Mohammed Fikri, diretto a Tangeri: la traduzione sbagliata di una intercettazione telefonica rischia di portare fuori strada l’indagine. Fikri, infatti, si rivela essere estraneo ai fatti.

5. La ricerca del corpo

Le voci si rincorrono, soprattutto sulla stampa, e quella di Yara sembra diventare una scomparsa al fine di colpire il padre, Fulvio Gambirasio. Qualcuno si spinge a dire che, forse, c’è l’ombra del narcotraffico e della criminalità organizzata. Altri parlano di sequestro, ma alla famiglia non giungono richieste di riscatto. E, nel frattempo, la Protezione Civile è impegnata a setacciare la zona alla ricerca del corpo della ragazzina. Ogni ricerca dà esito negativo: Yara sembra svanita nel nulla.

6. Il ritrovamento del corpo

Il 26 febbraio 2011, a tre mesi dalla scomparsa, il corpo di Yara viene ritrovato in modo fortuito da un aeromodellista in un campo di Chignolo d’Isola, località a una decina di chilometri da Brembate. È in posizione supina, indossa gli stessi vestiti del giorno della scomparsa e in una mano stringe alcuni fili d’erba. L’esame autoptico stabilirà che Yara è morta di freddo, dopo essere stata colpita con oggetti da punta e da taglio seppure non in modo letale. Il decesso viene fatto risalire allo stesso giorno della scomparsa.

7. Funerale e tumulazione

A distanza di tempo dal ritrovamento del cadavere, il 28 maggio 2011, in seguito al nulla osta delle autorità, si svolgono i funerali della ginnasta nel centro sportivo in cui da anni si allenava. Alle esequie viene letto un messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La famiglia sceglie per la cremazione e l’urna viene tumulata nella tomba insieme ai nonni, nel cimitero di Brembate di Sopra, a poche centinaia di metri dalla palestra e da casa.

8. Ignoto 1

Da alcune tracce biologiche repertate sugli indumenti di Yara, viene estratto un profilo genetico maschile, indicato come Ignoto 1. Per procedere all’identificazione del soggetto viene fatto il test del Dna a migliaia di uomini sia residenti nella provincia di Bergamo che altrove. La svolta arriva nel 2012: quando sorge un possibile collegamento tra un frequentatore della discoteca di Chignolo d’Isola, non distante dal luogo del ritrovamento del cadavere, e Ignoto 1 che fa scattare delle indagini più approfondite.

9. Massimo Bossetti

L’indagine si rivela particolarmente complessa e porta a un ex autista di bus, deceduto nel 1999, Giuseppe Guerinoni imparentato con l’uomo della discoteca. Viene stabilito che Guerinoni è il padre di Ignoto 1, ma il Dna dei figli di Guerinoni non combacia con quello di Ignoto 1. Resta quindi una sola ipotesi: che Guerinoni abbia avuto un figlio illegittimo.

L’indagine si orienta quindi a cercare la madre di Ignoto 1 e dopo controlli a tappeto viene individuato un sospettato. Il muratore Massimo Giuseppe Bossetti che viene fermato con un pretesto: il test dell’etilometro. Il suo Dna, rimasto sullo strumento di rilevazione del tasso alcolemico, viene analizzato e si rivela essere esattamente quello di Ignoto 1.

10. Arresto e processo

Il 16 giugno 2014, mentre sta lavorando in cantiere, Massimo Bossetti viene arrestato con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. Il processo contro di lui si apre il 26 febbraio 2015, a distanza di quattro anni esatti dal ritrovamento del corpo della ginnasta e suscita un interesse altissimo nella stampa e nell’opinione pubblica. Bossetti viene condannato all’ergastolo in primo e in secondo grado. E si conclude con la condanna definitiva da parte della Corte di Cassazione che arriva nell’ottobre 2018. Massimo Bossetti durante l’intero iter processuale si è sempre proclamato innocente e adesso sta scontando la pena nel carcere di Bollate, Milano.

Fonte : Wired