L’orto più lontano dalla terra sta in orbita a 6mila chilometri ed è progettato da scienziati italiani

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Redazione 15 luglio 2024 15:00

Coltivare cibo e produrre alimenti nello spazio sembrerebbe fantascienza e invece la realtà non è mai stata così vicina a noi. Lo testimoniano le missioni internazionali oltre l’orbita terrestre volte a condurre sperimentazioni con una ricaduta commerciale e non solo sul nostro Pianeta. Orti in assenza di gravità, tecnologie avanzate che permettono le colture in ambienti estremi, tutte frontiere rese raggiungibili grazie allo studio di astroagronomi, biologhi e ricercatori che hanno un duplice obiettivo. Permettere il sostentamento degli astronauti nelle missioni a lungo raggio e, allo stesso tempo, cercare soluzioni per fronteggiare i problemi attuali della Terra. E l’Italia è tra i primi paesi a portare avanti la ricerca. Da oltre 20 anni.

La sperimentazione nello spazio-2

Le missioni spaziali e il ruolo delle Università italiane

Immaginate di poter produrre insalate, fragole, zucchine all’interno di una navicella spaziale. È quello a cui stanno lavorando da anni gli scienziati e i ricercatori dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, insieme all’Università degli Studi Federico II di Napoli, la Sapienza di Roma e in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Missioni nello spazio nate con lo scopo di verificare i requisiti di fattibilità e misurare gli avanzamenti di alcune tecnologie nello studio degli orti spaziali. Come il progetto Green Cube, lanciato nel 2022 da un gruppo guidato dalla professoressa Stefania De Pascale della Federico II, volto ad analizzare sistemi e tecnologie per produrre cibo, rigenerare risorse vitali e riciclare i rifiuti organici di varia natura durante le lunghe missioni interplanetarie. Non più cibo liofilizzato che comporta anche dispendiosi sprechi energetici, ma derrate alimentari fresche e autoprodotte. Infatti l’obiettivo è “creare degli ecosistemi artificiali per produrre cibo in luoghi ritenuti estremi e perciò impossibili, come lo spazio”, come ha affermato la Professoressa in una recente intervista a Il Sole 24 Ore. Una sfida non da poco in assenza di ossigeno e in un sistema a ciclo chiuso.

Coltivare ortaggi nello spazio

Gli orti spaziali e le applicazioni commerciali sulla Terra

La produzione agricola più lontana dalla terra, a circa 6mila chilometri di distanza, è stata inviata a bordo di un micro satellite lanciato dalla base Kourou, nella Guyana francese. Dietro la missione il team di scienziati italiani da Napoli e Roma. L’orto Green Cube è capace di permettere la vita completa degli ortaggi, anche in assenza di suolo e ossigeno, grazie alla coltivazione in idroponica e ai sensori hi-tech che monitorano i parametri vitali.

Scenari possibilisti per la coltivazione in assenza di gravità

Il cibo coltivato nello spazio è fondamentale per garantire l’apporto nutritivo degli astronauti: per questo si prediligono prodotti più calorici come patate, soia, riso. Una ricerca fondamentale anche per le ricadute scientifiche e applicative nei settori agroalimentare e ambientale al di fuori dell’aerospazio. I risultati raccolti infatti possono essere utilizzati per portare avanti la sperimentazione di colture in ambienti drastici ed estremi sulla Terra, come deserti. Senza dimenticare l’obiettivo di arrivare a produrre frutta e verdure sulla Luna o su Marte, visto che da decenni gli astronauti stanno studiando anche questa possibilità.

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Fonte : Today