Identità digitale europea, la lunga estate

Altri test da fare. Altri milioni da spendere. Per sviluppare l’app europea per l’identità digitale, da lanciare nel 2026, la Commissione europea è pronta a mettere ancora mano al portafoglio. Ha promesso 20 milioni in cambio di progetti che mostrino come usare il futuro wallet, ossia un’applicazione per smartphone dove i cittadini potranno caricare documenti personali come carta di identità, patente o tessera sanitaria, in situazioni quotidiane che vanno dai viaggi ai pagamenti, alla verifica dell’età. La Commissione vuole accelerare sull’applicazione del wallet. Entro il 2030 si è data l’obiettivo che il 100% dei cittadini dell’Unione sia in possesso di un sistema di identità digitale. Da usare non solo verso la pubblica amministrazione, ma anche con aziende private, per autenticarsi sui profili online o per pagare.

Bisogna passare dalle parole ai fatti. O meglio, dalle regole comunitarie e dagli standard a prototipi da sperimentare sul campo, per correggere la rotta e adattare i servizi prima di diffonderli su larga scala. Per questo Bruxelles è a caccia di idee. Nuove idee. Perché già nel 2022 aveva messo sul piatto 60 milioni di euro per foraggiare test del wallet comunitario. Si sono costituiti quattro grandi progetti pilota, partecipati da quasi 400 imprese e destinati ad arrivare al traguardo nel 2025. Ma alla Commissione sembrano non bastare. Da qui la nuova informata di sperimentazioni.

I nuovi casi d’uso

A quanto apprende Wired da fonti interne, la ragione del nuovo bando è saldare la scadenza dei progetti pilota, che si concluderanno nel 2025, con le fasi preliminari di distribuzione dell’identità digitale europea tra i cittadini. Che avrebbe dovuto vedere la luce l’anno prossimo e invece, secondo il calendario aggiornato di Bruxelles, sarà disponibile sugli smartphone nella seconda parte del 2026. Ma non solo. A differenza del primo round, quando la gara era molto generica sui progetti da presentare (occorreva inserirsi nell’alveo di alcune tecnologie che la Commissione voleva mettere alla prova, come la blockchain), a questo giro i campi sono ben delimitati.

Le proposte devono coprire uno di questi scenari: business, pagamenti, viaggi e verifica dell’età. La Commissione spinge per i primi due, in particolare. Il wallet “aziendale” dovrà rispondere a situazioni quotidiane nell’attività di un’azienda, come registrare un’impresa presso un albo nazionale, mentre lo scenario di pagamenti deve rispondere ai processi di identificazione per svolgere online alcune operazione, come effettuare un bonifico o richiedere un mutuo, assicurando la certezza del riconoscimento dell’utente. Ai 27 Stati dell’Unione, invece, interessano gli altri due scenari. Quello di viaggio perché si interseca con i controlli alle frontiere, benché le applicazioni possano essere più estese, dall’uso sui mezzi pubblici come abilitatore dei pagamenti al check-in in albergo, mentre quello della verifica dell’età risponde al bisogno del controllo dell’accesso a risorse online, social network compresi, e si lega alla stretta sulle grandi piattaforme introdotta dal Digital services act, il regolamento europeo del settore.

Che fine fanno gli altri progetti pilota?

Di fatto, però, già i quattro consorzi nominati nella precedente gara coprono queste materie. Il raggruppamento Eudi Wallet Consortium si occupa di viaggi e pagamenti online. Così Nobid, a trazione norvegese, che si focalizza sull’autenticazione per svolgere pagamenti istantanei o trasferimenti di denaro all’estero. Vi lavorano anche alcune società italiane: Intesa Sanpaolo, PagoPa, la società partecipata dal ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) che ha l’incarico di sviluppare servizi digitali per gli enti pubblici, Abilab, il braccio tech dell’Associazione bancaria italiana, Poste Italiane, l’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, la software house Intesi group e Infocert, galassia del gruppo Tinexta che si occupa di fattura elettronica, posta elettronica certificata e identità digitale. E Potential, con 140 aderenti, sta esplorando casi d’uso nel rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, per la gestione della patente di guida all’estero e per l’apertura di un conto corrente.

Fonte : Wired