Neet, per alcuni giovani non lavorare né studiare è una scelta

Sempre più appartenenti alla generazione Z stanno diventando Neet, cioè persone che scelgono di non dedicarsi a percorsi di istruzione, lavoro o formazione. Nonostante abbiano a che fare con un mercato del lavoro sempre più instabile e con crescenti costi della vita, i giovani sembrano voler aspettare l’opportunità lavorativa giusta anziché accontentarsi di impieghi ritenuti insoddisfacenti.

Secondo gli ultimi dati disponibili forniti dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo, International labour organization), un ente delle Nazioni Unite che si occupa di supervisionare il mondo del lavoro, il tasso di disoccupazione globale è diminuito nel 2022, scendendo al 5,8% rispetto al picco del 6,9% registrato nel 2020. La disoccupazione globale è aumentata leggermente sia nel 2023 sia nei primi mesi nel 2024, raggiungendo i 211 milioni, anche se il tasso è rimasto al 5,8%.

Gli effetti del Covid-19

Per quanto riguarda la gen Z, quasi un quarto (23,5%) dei giovani nel mondo non era impegnato né in istruzione, né in occupazione, né in formazione nel 2022. Sebbene questo rappresenti una leggera diminuzione rispetto al 2020, quando il tasso di Neet era al massimo storico, rimane superiore ai livelli pre-pandemia e al dato di riferimento del 2015 del 22,2%. In altre parole, la pandemia di Covid-19 ha esacerbato una tendenza già in aumento, poiché i giovani hanno subito maggiori perdite occupazionali rispetto ai lavoratori più anziani e hanno abbandonato gli studi a causa delle prolungate interruzioni nell’istruzione e nella formazione sul lavoro.

Gli sforzi per ridurre i tassi di Neet giovanile devono essere intensificati. Troppi giovani – circa 289 milioni – non stanno né acquisendo esperienza professionale attraverso un lavoro né sviluppando le loro competenze tramite la partecipazione a un programma educativo o professionale. Questo non solo rappresenta uno spreco di potenziale economico, ma è anche destinato a avere un impatto duraturo sui giovani interessati, rendendo più difficile per loro entrare nel mercato del lavoro negli anni a venire”, si legge nel report dell’Ilo. I dati costituiscono un allarme significativo, perché indicano un aumento esponenziale di giovani che, volontariamente o meno, scelgono di non cercare lavoro o proseguire gli studi. In un mondo caratterizzato da incertezza economica e competitività sfrenata, molti preferiscono restare in attesa dell’opportunità giusta piuttosto che accettare un lavoro che li renda infelici.

Un nuovo approccio alla situazione

La vita da Neet può sembrare, a prima vista, un’esistenza caratterizzata da mancanza di prospettive e perdita di speranza nel futuro. Tuttavia, non tutti coloro che oggi rientrano nella categoria sono pessimisti. Alcuni giovani rifiutano l’idea che essere Neet sia un male, poiché rivendicano il loro spazio di attesa volontaria, senza che questo debba essere visto per forza in maniera negativa. Un crescente sentimento anti-corporate tra i giovani è un fattore che contribuisce alla diffusione del fenomeno.

Infatti, molti di loro vedono le grandi aziende come delle entità che sfruttano i dipendenti e danno priorità ai profitti rispetto al benessere dei lavoratori. In questa maniera si spiega il diffondersi sui social dell’hashtag #corporatelife, che rilancia l’insoddisfazione dei giovani verso le dinamiche lavorative attuali fra call interminabili e il susseguirsi delle riunioni. In particolare, tra i creator più vicini a questo trend c’è l’italiano Frank Gramuglia, che ha fatto dell’insofferenza verso gli obblighi da ufficio il suo cavallo di battaglia.

Sebbene gli esperti di carriera concordino che rimanere disoccupati per troppo tempo può avere effetti negativi, secondo alcuni essere selettivi durante la ricerca del lavoro può avere effetti benefici. Laurie Cure, manager della società di consulenza Innovative Connections, sostiene che, siccome le generazioni più giovani hanno vissuto periodi di instabilità economica, sono portate a preferire lavori che offrano maggiore sicurezza e soddisfazione personale. Per parte della Gen Z, quindi, essere Neet non significa evitare il lavoro, ma aspettare un’occupazione che abbia un significato e che sia appagante. La scelta di essere Neet, laddove essa sia scelta, seppur controversa, riflette un cambiamento nella percezione del lavoro tra i giovani.

Fonte : Wired