Il 76% dei siti web e delle app che offrono piani in abbonamento utilizza almeno una tecnica di manipolazione per influenzare il comportamento degli utenti, secondo una ricerca pubblicata dalla Federal trade commission (Ftc), l’agenzia statunitense che si occupa di antitrust e tutela dei consumatori.
Il rapporto analizza il ricorso a diversi tipi di dark pattern da parte dei servizi online. Il termine si riferisce a una serie di meccanismi ed elementi di design che influenzano la percezione degli utenti, con l’obiettivo di spingerli a compiere determinate azioni che non avrebbero intrapreso altrimenti.
L’analisi dell’Ftc
L’ente regolatore americano ha analizzato 642 siti e applicazioni in abbonamento, riscontrando che la tecnica di manipolazione più comune – utilizzata dall’81% dei servizi – è il cosiddetto sneaking, che impedisce di disabilitare il rinnovo automatico. Dall’analisi emerge poi che il 70% dei fornitori di servizi digitali omette informazioni sulle modalità per annullare i piani e che il 67% non indica la scadenza per revocare l’iscrizione.
L’Ftc ha rilevato che i dark pattern vengono sfruttati anche per attirare nuovi abbonati e convincerli ad acquistare i piani o i prodotti più costosi. Il 21,5% delle app e dei portali esaminati utilizza notifiche ricorrenti per aumentare la propria base di abbonati. Oltre il 66,4% richiede agli utenti di compiere un’azione di qualche tipo per accedere a una funzione specifica, come inserire i dati di pagamento per accedere a una prova gratuita.
L’agenzia mette in guardia inoltre dai casi in cui il design dell’interfaccia di alcune pagine e applicazioni viene utilizzato per orientare le scelte di acquisto dei consumatori, favorendo gli interessi dell’azienda senza considerare le reali esigenze degli abbonati. Un esempio è l’abitudine a preselezionare le opzioni che attivano abbonamenti più lunghi o costosi, riscontrata nel 22,5% dei casi analizzati.
Un’altra pratica largamente adottata è l’ostruzione, che rende più complicato portare a termine azioni come cancellare un abbonamento o bypasssare l’iscrizione per l’utilizzo di una prova gratuita.
La ricerca dell’Ftc è stata condotta dal 29 gennaio al 2 febbraio di quest’anno, fa parte della revisione annuale dell’International consumer protection and enforcement network (Icpen) e ha visto la partecipazione di 27 autorità di regolamentazione da 26 paesi.
Autorità all’erta
Negli ultimi anni l’attenzione verso i meccanismi ingannevoli, manipolativi o omissivi diretti ai consumatori è cresciuta sensibilmente. Agenzie come l’Ftc sottolineano che le pratiche di questo tipo mettono a rischio la privacy e le finanze personali degli utenti, oltre a violare i loro diritti.
Nelle scorse settimane, per esempio, il governo statunitense ha intentato una causa contro Adobe, sostenendo che l’azienda stia danneggiando i suoi clienti attuando meccanismi che rendono difficile cancellare gli abbonamenti. Il Dipartimento di giustizia ha affermato che lo sviluppatore di Photoshop utilizza una strategia ingannevole per spingere gli utenti a sottoscrivere un “piano predeterminato e più redditizio senza divulgare chiaramente i termini più importanti“.
Gli esperti raccomandano agli utenti di leggere attentamente i termini e le condizioni degli abbonamenti e delle prove gratuite, di iscriversi solo ai piani strettamente necessari e di verificare i servizi offerti dalle piattaforme per chiarire dubbi o incongruenze. Dal momento che i quadri normativi di riferimento variano da paese a paese, è fondamentale infine conoscere le norme vigenti a tutela dei consumatori nel mercato in cui ci si trova.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired en español.
Fonte : Wired