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Giacomo Bozzoli, condannato definitivamente all’ergastolo per l’omicidio dello zio e arrestato dopo undici giorni di latitanza, continua a dichiararsi innocente. Ha sostenuto che ci sarebbe un testimone austriaco in grado di scagionarlo.
Giacomo Bozzoli, l’uomo di 39 anni che è stato condannato all’ergastolo dalla Corte di Cassazione per l’omicidio dello zio Mario e che è stato fermato ieri dopo undici giorni di latitanza, ha ribadito la sua innocenza.
Al procuratore di Brescia Francesco Prete ha infatti detto che ci sarebbe un testimone austriaco in grado di scagionarlo dall’accusa di aver ucciso Mario Bozzoli gettandolo nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno l’8 ottobre 2015. Ha anche annunciato di aver inviato una lettera al procuratore Prete, al procuratore generale Guido Rispoli e al presidente della prima sezione penale Roberto Spanò, il primo giudice che lo ha condannato.
Intanto la Procura di Brescia ha chiGesto e ottenuto il trasferimento del 39enne dal carcere Canton Mombello a quello di Bollate dove è arrivato nella prima serata. La decisione è stata presa perché c’è il timore che Bozzoli possa compiere atti autolesionistici.
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Intanto la prossima settimana i magistrati di Brescia potrebbero interrogarlo per capire quali sono stati i suoi spostamenti. In particolare quando sia rientrato in Italia. Bozzoli infatti è stato rintracciato nella sua villa di Soiano: è stato trovato nel cassettone di un letto matrimoniale dell’abitazione. Probabilmente è tornato per vedere il figlio: “La molla è stato lui“. Dal punto di vista economico, considerato che è stato trovato con 50mila euro nel borsello, la fuga sarebbe potuta proseguire.
L’uomo infatti da quando è stato fermato non fa che chiedere del figlio e di poterlo rivedere. Probabile quindi che proprio la volontà di volerlo incontrare nuovamente, lo abbiano spinto a tornare.
Fonte : Fanpage