Le spunte blu a pagamento “ingannano gli utenti”: le accuse della UE a Twitter

“Su Twitter puoi essere abbastanza sicuro che se un tizio ha la spunta blu è un complottista, un impostore, uno che finge di essere chi non è”: su Italian Tech abbiamo scritto così, lo scorso ottobre, raccontando uno dei 5 errori con cui Musk ha rovinato la piattaforma in meno di un anno.

Era un’iperbole, forse un po’ un’esagerazione, ma il fatto che mettere in vendita il marchio che caratterizza il profilo certificato, quello che su qualsiasi altro social identifica le personalità e gli account autorevoli e degni di fiducia, non sia esattamente una buona idea resta un fatto. E adesso lo pensa anche l’Unione europea.

twitter: le accuse di Breton alla piattaforma di Musk

Le accuse: spunte blu ingannevoli e uso di dark pattern

È di queste ore, infatti, la notizia che la Commissione europea ha informato i vertici di X (come ora si dovrebbe chiamare la piattaforma) della sua opinione preliminare secondo cui starebbe violando il Digital Services Act (cos’è?) in aree legate ai cosiddetti dark pattern (cosa sono?), alla trasparenza pubblicitaria e all’accesso ai dati per ricercatori.

Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva responsabile della Concorrenza, ha spiegato che “oggi pubblichiamo per la prima volta conclusioni preliminari ai sensi DSA: a nostro avviso, X non è conforme in aree chiave di trasparenza, utilizzando dark pattern e quindi fuorviando gli utenti, non fornendo un repository di annunci adeguato e bloccando l’accesso ai dati per i ricercatori. Il DSA mette la trasparenza al primo posto, e siamo determinati a garantire che tutte le piattaforme, inclusa X, siano conformi alla legislazione UE”.

Thierry Breton, commissario per il Mercato interno, è andato oltre, fra l’altro con un post condiviso proprio su Twitter: “Un tempo, la spunta blu significava fonti di informazioni affidabili. Ora con X, la nostra opinione preliminare è che ingannino gli utenti e violino il DSA. Inoltre, riteniamo che il repository di annunci di X e le condizioni per l’accesso ai dati da parte dei ricercatori non siano in linea con i requisiti di trasparenza del DSA. X ha ora il diritto di difesa, ma se la nostra opinione è confermata imporremo multe e richiederemo modifiche significative”.

Nella pratica, se le opinioni preliminari della Commissione dovessero essere confermate in ultima analisi, verrebbe adottata una decisione di non conformità, che potrebbe comportare sanzioni sino al 6% del fatturato annuo mondiale totale della piattaforma (una multa di circa 300 milioni, insomma) e l’imposizione di adottare misure per porre rimedio alle violazioni.

@capoema

Fonte : Repubblica