Il rigassificatore di Ravenna costerà 300 milioni di euro in più del previsto. Il presidente di Arera, Stefano Besseghini, aveva parlato di un aumento dei costi per l’impianto, sottolineando un “ulteriore sforzo pubblico” per garantirne lo scopo originario: aumentare le forniture italiane di gas grazie al Gnl e rafforzare l’indipendenza da quelle russe. Il ruolo dei rigassificatori è proprio quello di trasformare il Gnl, il gas naturale liquefatto, in gas metano da immettere nella rete nazionale. Ora, Snam ha dato maggiori dettagli su cifre e progetto del rigassificatore di Ravenna, confermando costi e data di entrata in esercizio dell’impianto.
Perché il rigassificatore di Ravenna costerà di più
L’aumento dei costi del rigassificatore di Ravenna è giustificato dall’aggiunta di due opere in più al progetto originario. La più corposa è una diga frangiflutti che proteggerà la nave rigassificatrice posizionata al largo della costa ravennate, la BW Singapore, permettendole di operare a pieno regime anche in caso di condizioni meteo particolarmente avverse.
La stessa Snam aveva riferito a Today.it che senza quest’opera l’operatività dell’impianto sarebbe stata all’80%. Successivamente, l’ad di Snam, Stefano Venier, ha parlato di un investimento di “quasi 300 milioni”, anche se la gara è ancora in corso. I lavori inizieranno ad agosto 2024 e finiranno a ottobre 2026. L’opera è imponente: la piattaforma di ormeggio è lunga circa 440 metri e pesa oltre 14.000 tonnellate mentre la diga foranea misura circa 900 metri.
“La realizzazione di questa diga, che inizialmente non era prevista, naturalmente presenta un costo aggiuntivo che però giustifica il fatto che possiamo disporne per il 100% del tempo”, ha detto Venier. L’investimento iniziale era di un miliardo di euro a cui ora si aggiungono altri 300 milioni.
L’altro investimento, che vale alcune decine di milioni, riguarda un lavoro di adeguamento della nave Bw Singapore a Dubai per costruire un impianto di preriscaldamento che aiuti la rigassificazione del Gnl: si sono resi necessari per le temperature, più basse della media, di quella parte di Alto Adriatico.
Quando entra in funzione il rigassificatore di Ravenna: la roadmap
Nel frattempo i lavori per il rigassificatore offshore di Ravenna proseguono. A fine 2024 la nave verrà posizionata a 8,5 km da Punta Marina per poi entrare in esercizio nel primo trimestre del 2025. Lo stato di avanzamento è pari a circa il 90% per le opere a terra e superiore al 50% per le opere a mare. Da febbraio 2024, inoltre, si sta lavorando allo smantellamento della piattaforma Petra del gruppo Pir, usata per fare attraccare le navi petroliere.
Riguardo l’impatto economico sul territorio, degli 240 fornitori coinvolti, più di 80 vengono dalla provincia di Ravenna o dall’ Emilia-Romagna. Sono stati assegnati contratti a imprese del ravennate per oltre 300 milioni di euro. Ogni anno, poi, Snam sosterrà costi per 30 milioni di euro. In generale, circa 800 persone lavoreranno al progetto, ma in corrispondenza del picco di attività i dipendenti al lavoro saranno oltre 1.200.
Cosa cambia col rigassificatore di Ravenna: quanto gas in più per l’Italia
La nave rigassificatrice di Ravenna è la BW Singapore, acquistata da Snam e dotata di una capacità di rigassificazione annua di 5 miliardi di metri cubi, al pari di quella di Piombino. Con un aumento delle importazioni di circa il 70 per cento negli ultimi due anni, il Gnl è stato fondamentale nel sostituire buona parte del gas russo, un tempo fondamentale per le forniture italiane.
Con l’entrata in esercizio della BW Singapore, la capacità di rigassificazione complessiva dell’Italia salirà a 28 miliardi di metri cubi all’anno, pari a circa il 45% della domanda italiana di gas nel 2023. E la cifra, i 28 miliardi, corrispondono proprio a quanto importato dalla Russia nel 2021, ultimo anno in cui il paese di Putin era quello da cui dipendevano le forniture di Italia ed Europa.
I due impianti di Ravenna e Piombino si sono aggiunti ai tre rigassificatori italiani già esistenti: Panigaglia, Rovigo e Livorno. Nel dettaglio, secondo gli ultimi dati forniti da Arera nella relazione annuale e visualizzabili nel grafico sotto, i paesi da cui l’Italia ha importato più Gnl sono Qatar, Algeria e Stati Uniti.
Fonte : Today