Cisgiordania, le colonie di Israele si allargano nell’indifferenza di tutti

Ma non è stata l’estrema destra recente a stabilire le basi dell’occupazione, degli insediamenti e dell’oppressione strutturale. Sono stati i governi laburisti, a partire dal 1967, a stabilire i primi 32 insediamenti in Cisgiordania. Quelli a Gaza, durati per oltre un trentennio, sono nati nel 1970. Se per l’attuale governo la costruzione di nuovi insediamenti è ritenuta “vitale” per tenere buona la base di consenso dei coloni, anche la sinistra israeliana ha giustificato a lungo questa politica come necessaria per lo sviluppo di Israele, nonostante la trasformazione della Cisgiordania in un arcipelago.

Come ricorda insistentemente lo storico Lorenzo Kamel, dell’Università di Torino, la questione delle colonie illegali è anche una questione economica. L’Alta Corte di Giustizia di Israele, contraddicendo completamente il diritto internazionale, ha dichiarato legale lo sfruttamento da parte delle imprese private israeliane delle risorse minerarie nella Cisgiordania, oltre a quelle agricole già sfruttate da decenni. Secondo le stime più accreditate, le cave producono circa 12 milioni di tonnellate di materiale estratto all’anno, il 94% del quale viene trasportato in Israele. Un saccheggio certificato a norma di legge.

Le complicità occidentali

L’espansione delle colonie è stata usata nel corso degli anni come arma di ritorsione politica. A pochi giorni dal voto con cui l’Assemblea generale dell’Onu nel 2012 riconobbe alla Palestina lo status di stato osservatore non membro, Israele annunciò la costruzione di 3.000 nuove unità abitative negli insediamenti di Gerusalemme est e in Cisgiordania.

Non possiamo mantenere lo status quo per sempre o estendere gli insediamenti”, disse nel 2015 l’allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Una presa di posizione netta e inusuale per Washington sulla questione palestinese, non favorevole a Israele. Obama aveva un pessimo rapporto con Netanyahu e intendeva dire che la politica di occupazione in Cisgiordania era uno dei principali ostacoli al processo di pace.

La comunità internazionale – compresi gli Stati Uniti, l’Unione Europea e le Nazioni Unite – considera le colonie illegali e non riconosce l’autorità israeliana su alcune aree vicine a Gerusalemme Est e alle Alture del Golan che sono state annesse da Israele. Dopo il baratro di Gaza, la Spagna ha promesso di approvare in via indipendente sanzioni contro i coloni illegali, dopo che gli Stati Uniti avevano promesso di farlo, salvo poi cambiare idea. Nei giorni scorsi, l’Unione europea ha condannato la cosiddetta legalizzazione dei cinque insediamenti israeliani e l’annuncio per la costruzione di migliaia di nuove unità abitative.

Fonte : Wired