Tumore al seno, vederlo con gli occhi degli altri

La signora non la smette più di scusarsi perché avere il cancro è come possedere una carta +4 di empatia di Uno in una partita in cui tutti, anche chi non ti poteva soffrire, stanno cercando di farti vincere, perché tu stai giocando contro il gioco stesso. Inizieranno ad andarci tutti con i piedi di piombo con te. Voi non avete idea di a quante persone ho dato buca negli ultimi mesi e nessuno ha avuto il coraggio di rimproverarmi. Ho pensato mi immaginassero moribonda sul divano. Stavo guardando i nuovi episodi di The Boys.

Come dirlo?

Comunicare la malattia, con queste premesse, non è stato facile. Nessuno ti prepara a dirlo alle persone care e c’è stato un tempo in cui non volevo lo sapesse nessuno, in cui passavo tutte le mie ore sui siti per la vendita di parrucche e a guardare tutorial per ridisegnare le sopracciglia. Avevo paura di non lavorare più e di vedere negli occhi di chi mi guardava solo una pietà così profonda da non permettergli più di notare Alessandra, di trovarla antipatica anche.

Ero così ingenua da pensare che sarei riuscita a nasconderlo persino ai miei genitori. La loro reazione è stata ok, credo ancora mi abbiano nascosto qualche pianto e quello che davvero gli è passato per il cervello. Mentre io ero ancora in shock totale, però, mio padre, mia madre e pure il mio compagno sono stati colpiti da uno strano incantesimo: l’impellente desiderio di dirlo a chiunque.

Supermercato. La cassiera: “Sono sedici e settantacinque. Carta o bancomat?”.

Mia madre: “Bancomat. Mia figlia ha il cancro”.

Mi… mi dispiace ma… Dovrebbe inserire il pin”.

Dal meccanico: “Uè, ciao Claudio, ancora qui? Non te l’ho controllata il mese scorso l’aut-”.

Alessandra ha un tumore”.

E via così, a chiunque avesse la sfortuna di capitargli a tiro. All’inizio mi incazzavo, volevo essere libera di controllare la mia narrazione, di tenere il segreto, di non farlo sapere a quella o quell’altra persona che avrebbero potuto ancora guardarmi come sempre, come prima. Non capivo il senso di questa urgenza fino a quando questa specie di sortilegio non ha colpito anche me. Una mattina uguale a mille altre mi sono alzata e ho sentito questo irrefrenabile bisogno e ho capito.

Fonte : Wired