Bozzoli in fuga, il pg: “Caccia senza sosta, non avrà vita facile”

La “caccia” a Giacomo Bozzoli “andrà avanti senza sosta”. Il 39enne, latitante dopo la condanna all’ergastolo della Cassazione per l’omicidio dello zio Mario, è ancora in fuga, dopo essersi diviso dalla compagna e dal figlio di 9 anni, che inizialmente avevano lasciato l’Italia insieme a lui.

Il pg di Brescia: “Bozzoli non avrà vita facile”

Da Cannes a Marbella, in Spagna, dove è stato ripreso dalle telecamere di un resort di lusso, Bozzoli potrebbe essersi spinto ancora verso Sud, magari con l’obiettivo di raggiungere le coste africane. Le indagini proseguono, così come le ricerche a tappeto delle forze dell’ordine. “Bozzoli non avrà vita facile – ha sottolineato il procuratore generale Guido Rispoli, intervistato dal Giornale di Brescia -. Se gli interessa veramente il bene del figlio dovrebbe costituirsi. Solo così la vicenda non sarà più una notizia e la sua famiglia potrà ritrovare un po’ di tranquillità. La magistratura requirente e la polizia giudiziaria gli daranno la caccia senza allentamenti di tensione” Il pg durante l’intervista ha anche parlato del motivo per cui non erano state disposte misure cautelare per evitare un’eventuale fuga di Bozzoli: “Durante il processo di primo e secondo grado non erano emerse le necessarie esigenze cautelari richieste dalla legge. Tanto è vero che neppure la polizia ha mai avanzato alcuna richiesta in tal senso”: Nella serata di ieri, mercoledì 10 luglio, il pm di Brescia ha ascoltato il figlio di Bozzoli, di nove anni. Il bimbo è stato accolto in procura, in audizione protetta con il supporto di psicologi forensi.

La tappa a Marbella: le immagini

Nei giorni scorsi la procura di Brescia ha acquisito le immagini registrate dalle telecamere del resort di lusso di Marbella in cui Bozzoli ha soggiornato insieme ai suoi familiari. I video sono relativi al 30 giugno scorso, il giorno precedente alla condanna della Cassazione. Si tratta di materiale molto importante per gli inquirenti, che in questo modo hanno potuto confermare la testimonianza della receptionist, che aveva raccontato di aver riconosciuto il 39enne bresciano, confermando il punto di partenza della sua latitanza. 

L’omicidio di Mario Bozzoli e la condanna

Il 1° luglio Bozzoli è stato condannato dalla Cassazione per l’omicidio dello zio Mario. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, e poi confermato nei tre gradi di giudizio, Giacomo Bozzoli avrebbe ucciso lo zio Mario gettandolo in un forno della fonderia la sera dell’8 ottobre del 2015. Il movente sarebbe legato a dissidi di tipo economico legati alla fonderia di cui lo zio era comproprietario insieme al padre del 39enne. Quando i carabinieri hanno suonato al campanello della sua villa per notificargli l’ordine di carcerazione, di Bozzoli però non c’era traccia. Nei confronti dell’uomo finora non era mai stata emessa alcuna misura cautelare: i pubblici ministeri non avevano ravvisato il rischio di inquinamento delle prove, né un concreto pericolo di fuga anche perché finora Bozzoli si era dimostrato sempre disponibile e reperibile. Giacomo Bozzoli viene definito dai magistrati nelle motivazioni della sentenza “un violento e prevaricatore: odiava lo zio e voleva ucciderlo, pianificava la sua morte da anni nei minimi dettagli”.

Le ricerche su un doppio binario

Intanto l’Interpol, che coordina la rogatoria della magistratura italiana che dà la caccia al latitante, ha esteso le ricerche anche in Sudamerica, dove l’uomo potrebbe essersi rifugiato sotto falsa identità con un passaporto contraffatto. Le indagini si muovono su un doppio binario: da una parte quello internazionale per la cattura, dall’altra quello nazionale, in particolare nella criminalità dell’Est, dove si cerca di scoprire chi potrebbe avergli fornito un passaporto falso con cui espatriare. Giacomo Bozzoli avrebbe la forza economica per vivere, almeno per un certo periodo, da latitante all’estero. I punti fermi sono pochi. Alla guida di una Maserati Levante è andato con moglie e figlio prima in Francia e poi in Spagna. Avevano una prenotazione dal 20 al 30 giugno in un albergo di Marbella, nella provincia di Malaga, nel sud della Spagna. Nella notte del 23 giugno hanno dormito a Cannes. La compagna e il figlio sono rientrati a Brescia venerdì scorso dalla Francia. Gli inquirenti sospettano che il loro ritorno, dopo due giorni di vuoto in cui lei non risulta registrata in nessun albergo in Spagna, sia avvenuto soltanto quando Giacomo Bozzoli l’ha avvertita che la sua fuga stava proseguendo nel migliore dei modi.

Le altre ipotesi

Bozzoli nel frattempo potrebbe essere ovunque. Tra le ipotesi ci sono  anche dei paradisi fiscali: da Capo Verde fino alla vicina Svizzera dove l’imprenditore – che anche a processo non ha mai nascosto di maneggiare “nero” in abbondanza per via del lavoro nel campo dei metalli ferrosi – potrebbe aver trasferito capitali nell’arco di quasi un decennio, costruendosi così un tesoretto da sfruttare per vivere lontano dall’Italia. Certo è che, potenzialmente, per studiare il piano di fuga e preparare la latitanza Bozzoli ha potuto beneficiare di molto tempo, di un patrimonio occulto che potrebbe aver depositato all’estero da anni, di relazioni internazionali fitte grazie all’impresa siderurgica di famiglia e al commercio di materiali ferrosi. Il 39enne potrebbe anche essersi rifugiato in Paesi fuori dall’Unione europea, dove l’estradizione non è scontata. È possibile anche che le tracce lasciate in Spagna facciano parte di un piano più articolato, mirato a spostare l’attenzione delle indagini verso una tappa “fasulla”, mentre le fuga di Bozzoli procede in una direzione completamente diversa.

Fonte : Today