Intelligenza artificiale, che fine ha fatto il disegno di legge

Primi passi per la conversione del disegno di legge del governo Meloni sull’intelligenza artificiale. In Senato il dossier è arrivato sui banchi dell’ottava commissione, quella che si occupa anche di innovazione tecnologica. E nelle scorse ore, in tandem con la commissione numero 10, con delega al lavoro, è partito un ciclo di audizioni, prima di entrare nel vivo dell’esame del testo. A Palazzo Madama sono intervenuti Bruno Frattasi e Mario Nobile, rispettivamente direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) e numero uno dell’Agenzia per l’Italia digitale (Agid). Ossia i due uffici a cui il governo ha voluto assegnare la vigilanza sull’applicazione dell’intelligenza artificiale e il controllo sul rispetto delle regole.

Adottato a fine aprile, il disegno di legge sull’AI introduce aggravanti per l’abuso di tecnologie di intelligenza artificiale per alcuni reati (come truffa o riciclaggio), si occupa dell’uso dei dati nella ricerca sanitaria, prevede misure per segnalare i contenuti sintetizzati dagli algoritmi, come video o immagini, e fornisce principi di massima del suo impiego in ambito professionale. Inoltre fissa l’architettura di sorveglianza nazionale, prevede alcuni interventi a livello scolastico e universitario e dirotta risorse per creare un fondo da un miliardo a sostegno di startup e aziende innovative, affidato a Cdp venture capital, il Fondo nazionale innovazione di Cassa depositi e prestiti (la cassaforte del risparmio postale).

Il confronto in Senato

Il ciclo di incontri si preannuncia breve. Obiettivo: chiuderlo prima delle ferie estive (i lavori del Senato terminano il 7 agosto), per poi passare agli emendamenti al ritorno sui banchi di Palazzo Madama. Il governo vuole blindare il testo, anche perché il ddl intelligenza artificiale è made in Fratelli d’Italia, sotto la regia del sottosegretario all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, molto vicino alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La palla passa alle opposizioni. A metà marzo in Senato il Partito democratico ha depositato una sua proposta sull’AI (firmata dai senatori Lorenzo Basso, Antonio Nicita, Antonio Misiani e Marco Meloni) che copre sperimentazioni, ricerca e sussidi per la riqualificazione dei lavoratori, accantonata dal documento governativo.

Alcune convergenze ci sono, anche se il testo targato Pd era più generoso sulle risorse. Per esempio, assegnava 1,2 miliardi complessivi sul triennio 2024-26 per creare un fondo di riqualificazione e formazione professionale sotto l’egida del ministero del Lavoro. E stanziava altri 50 milioni per la protezione dei brevetti di AI di piccole aziende italiane a livello globale. Pertanto le opposizioni si concentreranno proprio sui denari che il progetto governativo stanzia (il miliardo è un’autorizzazione alla spesa, che parte da un tesoretto di 150 milioni scavati da altri fondi) e sul ruolo di governance dei controlli.

Il ruolo dei controllori

Fratelli d’Italia ha scelto la linea dell’agenzia governativa. Come la Spagna, che ne ha creata una ad hoc, mentre in Italia le responsabilità sono state divise tra Agid, che dovrà sovrintendere lo sviluppo dell’AI, l’applicazione negli enti pubblici e la certificazione e l’accreditamento di chi sviluppa algoritmi, e Acn, che invece avrà compiti ispettivi e di sanzione, in caso di illeciti.

Fonte : Wired