Bostrico dell’abete rosso, in che modo l’aumento delle temperature ne sta favorendo la diffusione

Il bostrico dell’abete rosso è un insetto grande al massimo cinque millimetri. Ed è estremamente dannoso. Vistando le zone delle Dolomiti, oltre a notare i danni devastanti che ha lasciato Vaia nel 2018 l’occhio non può non cadere su aree sempre più secche. Si tratta di piante malate, invase dal coleottero, che piano piano le conduce alla morte.

La causa principale che ha scatenato la diffusione di questo coleottero è l’aumento delle temperature, che insieme allo stress da siccità e l’elevato numero degli eventi meteorologici sempre più estremi (come Vaia), ha creato il mix perfetto per la sua propagazione. Cosa che ha spinto nel tempo una sua progressiva espansione all’interno del bosco, facendo emergere sempre di più a macchia di leopardo questi gruppi di alberi più chiari all’interno della vegetazione. Un problema ormai molto esteso, che riguarda diversi territori italiani e non, e che ha richiesto un intervento da parte delle istituzioni con regolamentazioni e finanziamenti.

Ips typographus

È il nome latino del bostrico tipografo, perché questo insetto nella sua attività scava delle vere e proprie gallerie all’interno del tronco che interrompono il flusso della linfa e portano la pianta alla morte. È originario dei boschi del Trentino dove attacca principalmente l’abete rosso e a questo si deve il suo secondo nome.

Il bostrico dell’abete rosso, dopo essere penetrato sotto la corteccia ed essersi accoppiato con la femmina, deposita le larve procreate nelle gallerie che ha scavato. Così, da quel momento comincia a nutrirsi della parte interna della pianta utile alla circolazione della linfa. Una volta che il bostrico sarà adulto, e di conseguenza la pianta sarà ormai morta, sarà pronto a spostarsi nella pianta a fianco. Motivo per cui si creano questi gruppi di piante malate.

L’aumento delle temperature

Da un po’ di anni a questa parte anche l’equilibrio climatico montano si è spezzato. Infatti, anche ad alta quota le temperature hanno cominciato a salire e in certi periodi non è raro avere dei problemi di siccità. Tutti elementi che non hanno fatto altro che spingere una diffusione sempre più insistente del bostrico. L’unico rimedio naturale a questo problema, anche se non sempre basta, potrebbe essere l’arrivo della stagione invernale, ma per uccidere le uova e le larve che l’insetto deposita è necessaria una temperatura persistente per diversi giorni tra -10 e -15°C, evento sempre più raro anche in montagna.

A causa del riscaldamento globale, dell’aumento della siccità e del grado di stress degli alberi, i boschi diventano più suscettibili e il coleottero arriva dove prima non riusciva a sopravvivere. In particolare, è durante il periodo primaverile, quando le temperature salgono sopra i 16,5°C/18°C e il tempo è asciutto, che il bostrico comincia a venire fuori e si sposta.

L’intervento della politica

L’impreparazione iniziale dovuta all’arrivo di questa assoluta novità ha permesso la sua espansione. Adesso, anche l’Unione europea si sta muovendo sulla questione e vuole realizzare una normativa ad hoc. In particolare, è in corso dibattito su un regolamento che preveda un monitoraggio dei boschi sempre più esteso. Visto che è una problema che non affligge solamente l’Italia, ma colpisce altri paesi come l’Austria, la Francia, la Germania e la Repubblica Ceca.

In Italia, la scorsa settimana, è stato approvato al Senato il decreto legge agricoltura, nel quale era inserito un emendamento sul tema e con cui sono stati stanziati 9 milioni di euro in tre anni proprio per finanziare l’attuazione dell’attività di monitoraggio, di lotta attiva e sperimentazione per il contrasto e la prevenzione delle infestazioni.

Fonte : Wired