OpenAI, perché Microsoft e Apple rinunciano al ruolo nel cda

Microsoft ha rinunciato al proprio posto di osservatore nel consiglio di amministrazione di OpenAI e Apple declinerà l’invito ad assumerlo. Due scelte che, secondo quanto riporta il Financial Times, troverebbero le proprie radici nel crescente controllo esercitato dagli enti regolatori globali sugli investimenti delle big tech nelle startup di intelligenza artificiale.

Ufficialmente, il colosso di Redmond, che nella società di San Francisco ha investito circa 13 miliardi di dollari, ha spiegato la propria decisione legandola a “progressi significativi da parte del consiglio appena formato” che avrebbe reso i vertici dell’azienda amministrata da Satya Nadellafiduciosi nella direzione” di OpenAI e il suo ruolo nel consiglio di amministrazione di quest’ultima “non più necessario”. Da qui la rinuncia a mantenerlo, con “effetto immediato”. Tale ruolo di osservatore nel cda è stato solo sfiorato da Apple, a cui sarebbe spettato secondo il quotidiano economico britannico in base agli accordi utili a integrare ChatGPT nei dispositivi prodotti dal colosso di Cupertino.

La startup adotterà dunque “un nuovo approccio per informare e coinvolgere i principali partner strategici”, guidato dall’ex capo di Nextdoor Sarah Friar, assunta con il ruolo di prima direttrice finanziaria a giugno. Nel dettaglio, l’azienda organizzerà incontri regolari con partner come Microsoft e Apple e investitori come Thrive Capital e Khosla Ventures.

Microsoft aveva accettato un ruolo senza diritto di voto nel consiglio di amministrazione in seguito all’allontanamento dell’amministratore delegato Sam Altman, poi reintegrato a pochi giorni di distanza. L’episodio aveva infatti messo a rischio la valutazione di OpenAI, nonché l’investimento del colosso di Redmond nella società.

L’uscita di scena dal cda della società di San Francisco arriva invece in un momento storico in cui le autorità antitrust degli Stati Uniti e quelle dell’Unione europea stanno esaminando con attenzione ogni dettaglio relativo alla partnership tra Microsoft e OpenAI e a eventuali ricadute negative che esso potrebbe avere sulla libera concorrenza. Un dettaglio che appare tutt’altro che secondario.

Fonte : Wired