Automatic Impermanence, una riflessione su finito e infinito in chiave multimediale

Il superamento dei confini è il tema forte di Automatic Impermanence, di scena all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone fino al 29 settembre, a Roma: l’opera di Alex Braga, musicista, produttore ma anche sperimentatore di lungo corso sul fronte dell’artificial intelligence, vuole essere “un’ipotesi differente di intelligenza artificiale, sostenibilità e distribuzione musicale attraverso la tecnologia”.

Non è facilissimo, infatti, sintetizzare “Automatic Impermanence”, che è disponibile dal vivo come installazione o performance, ma è presente anche su poche piattaforme decentralizzate.

Inoltre, secondo una definizione dello stesso Braga, Automatic Impermanence “è una provocazione artistica basata sull’idea che si possa fare un disco senza farlo uscire, paradossalmente”.

Ma allora cosa è Automatic Impermanence? Si tratta di un’opera in nove capitoli, la cui musica è stata prodotta a Berlino dall’artista e musicista Robert Lippok insieme allo stesso Braga e che vanta un cameo della band bavarese Chicks on Speed. I capitoli declinano temi, riflessioni, concetti che fanno convergere la voce di Braga e i paesaggi sonori. A lavorare in sinergia con Braga, c’è A-MINT, un’intelligenza artificiale che è stata progettata in collaborazione con due accademici, Francesco Riganti Fulginei e Antonino Laudani, dell’Università degli Studi Roma Tre. Si tratta di software di intelligenza artificiale adattiva che, operando in tempo reale con l’artista, decodificare in tempo reale lo stile di chi crea e lo accompagna nella creazione di tracce alternative, prendendo sostanzialmente parte all’improvvisazione, alla creazione puntuale e impermanente.

E il ruolo dello spettatore? Può partecipare alla creazione di arte astratta, diventando tutto con la videoart prodotta dalla musica delle composizioni di Braga: come spiegato infatti dal sito dell’Auditorium, “lo scanner 3D e l’intelligenza artificiale catturano l’immagine dello spettatore e la trasformano in una nuvola di punti in uno spazio tridimensionale”.

I temi di Automatic Impermanence su cui riflette l’opera multimediale sono vari: la coesistenza di umano e artificiale, il superamento di confini finiti, le dinamiche legate alla creazione e alla diffusione di musica in un’era dove tutto rischia di essere “dato” e prodotto. Non manca anche l’attenzione al tema ambientale: la prima performance live è stata infatti sottoposta a una valutazione di impatto.

Come ogni opera che si rispetti, pur nella sfaccetta morfologia in cui si propone, anche Automatic Impermanence punta a indicare una strada per promuovere un presente diverso, anche rispetto ad alcune formule tech attuali (come il Metaverso a forte trazione commerciale che ha imperversato negli ultimi anni e che non piace a Braga). E riflette sul posizionamento dell’artista e del pubblico rispetto a un momento non privo di scelte complicate rispetto agli scenari in cui siamo, anche dal punto di vista della sostenibilità della stessa tecnologia, che può talora inquinare le coscienze o commercializzare l’utenza come prodotto.

Fonte : Wired