Sicilia, la siccità è sempre più grave

La siccità che da inizio anno ha colpito la Sicilia continua a generare problemi. La Regione, dopo aver dichiarato lo stato d’emergenza e aver adottato alcune misure come il razionamento dell’acqua, adesso va all’incasso di 92 milioni di euro ricevuti dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per realizzare delle opere idriche ritenute prioritarie. Ma non arriveranno nell’immediato e tra il caldo che avanza e le precipitazioni che non si vedono la stagione estiva rischia di mettere in ginocchio l’intero territorio e la sua economia, che si regge ancora in larga parte sull’agricoltura. Per questo motivo destano preoccupazione lo stato di salute di alcuni bacini idrici, tra quelli scomparsi e altri che rischiano di scomparire.

Lo stato dei bacini idrici

Dopo la desertificazione del lago di Pergusa in provincia di Enna, adesso la crisi idrica ha colpito un altro lago siciliano, il lago Rubino. Il bacino artificiale che si trova in provincia di Trapani ed è compreso tra i comuni di Vita, Calatafimi e Salemi, attualmente si trova in uno stato di grave sofferenza e lo dimostra il dimezzamento della sua portata idrica rispetto allo scorso anno. Una situazione che viene mostrata dai dati del dipartimento regionale dell’autorità di bacino del distretto idrografico, che evidenziano come il lago ha visto calare drasticamente il proprio volume d’acqua, passando dai 4,86 milioni di metri cubi (Mmc) di giugno 2023 agli attuali 2,75 Mmc.

Per cercare di tamponare i disagi che la situazione sta provocando, la Protezione civile ha stanziato per i comuni colpiti oltre un milione e mezzo di euro. Cifra che servirà per l’acquisto o la manutenzione di autobotti per il rifornimento idrico e per cercare di dare una prima risposta al problema. Anche se la questione rimane ancora aperta. Il lago Rubino, tenuto conto anche della sua posizione al centro delle campagne trapanesi, resta un bacino idrico di grandissima rilevanza per l’agricoltura che si sviluppa attorno. Quindi occorrerà dare una risposta concreta anche agli agricoltori che proprio a quel bacino fanno affidamento.

Il problema della siccità

La crisi idrica in Sicilia prosegue dal 2023, cosa che ha spinto la Regione già a marzo ad approvare lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2024. Una situazione che, complici le scarse precipitazioni che ci sono state, non è di certo migliorata. Le prime misure che sono state adottate a gennaio hanno previsto un razionamento dell’acqua potabile tra 10% e il 45% in molti comuni. Partita dalla provincia di Palermo, la misura è stata poi estesa in quindici comuni della provincia di Trapani e poi in un centinaio di altri comuni tra la provincia di Agrigento e Caltanissetta, arrivando a coinvolgere circa un milione di persone.

Il piano regionale

La crisi, che continua a essere monitorata, richiederà ulteriori interventi da parte della giunta regionale guidata da Renato Schifani. La scorsa settimana è arrivato l’annuncio che arriveranno subito 92 milioni di euro per realizzare le infrastrutture idriche ritenute prioritarie. Si tratta del primo stralcio di finanziamenti destinati ai 49 interventi e che valgono complessivamente 1,6 miliardi di euro previsti nel Piano idrico della Regione siciliana, interamente approvato dal ministero delle Infrastrutture e inglobato nel Piano nazionale per la sicurezza del settore idrico (Pnsii).

Risorse che si andranno ad aggiungere a quelle che lo stesso governatore aveva annunciato lo scorso giugno, che prevedono un primo piano di 20 milioni contro la siccità, per finanziare 138 interventi di vario tipo per favorire l’approvvigionamento idrico dei territori e vanno dalla costruzione di nuovi pozzi all’ammodernamento e ripristino di pozzi già esistenti, dalla costruzione di bypass e condotte di collegamento al potenziamento dei sistemi di sollevamento e pompaggio.

Fonte : Wired