Il liceo del Made in Italy non piace a nessuno: con soli 375 iscritti non ha i requisiti per partire

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In Italia, gli iscritti al Liceo del Made in Italy sono solo 375 per tutti e 92 i corsi attivati nelle scuole. A due mesi dall’inizio dell’anno scolastico il nuovo indirizzo, che non ha raggiunto il numero minimo di studenti per classe, ora rischia di non partire.

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Il liceo del Made in Italy voluto dal governo Meloni rischia la bocciatura a settembre. Il numero degli iscritti è rimasto fermo a quello di febbraio, quando il ministero aveva comunicato i dati sugli indirizzi attivati per l’anno scolastico 2024/2025: solo 375 in tutta Italia hanno fatto domanda.

Si tratta di un numero molto basso, specie se si considera che in totale i licei che hanno inserito il corso Made in Italy sono 92: 17 in Sicilia, 12 in Lombardia e nel Lazio, 9 in Puglia, 8 nelle Marche e in Calabria, 6 in Abruzzo, 5 in Toscana, 3 in Liguria, Piemonte e Veneto, 2 in Molise e 1 in Basilicata, Emilia-Romagna, Sardegna e Umbria. Stando a queste cifre, ogni classe potrebbe contare su una media di non più di 4 studenti.

A due mesi dall’inizio delle scuole, il corso vanto di Fratelli d’Italia potrebbe ritrovarsi con aule deserte e presidi in fibrillazione. A complicare la questione è l’esistenza di un requisito minimo legale previsto per la costituzione di nuove sezioni, che fissa a 27 il numero minimo di alunni necessari per formare una classe.

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Un criterio, che allo stato attuale il liceo del Made in Italy non sarebbe in grado di soddisfare, rischiando così lo stop ai banchi di partenza. Per provare a risolvere l’empasse, dapprima era stata avanzata l’ipotesi di una deroga dal Mimit che abbassasse a 17 studenti il livello di partecipazione richiesto per far partire il corso, ma poi la proposta si era conclusa in un nulla di fatto.

Un altro tentativo è arrivato a fine giugno dalla vicepresidente della Commissione Cultura alla Camera, Giorgia Latini. La deputata leghista ha presentato un emendamento che ricalca una norma già esistente, secondo la quale alcune aree, per via delle loro caratteristiche territoriali o di altra natura, sono dispensate dal rispettare il numero minimo di studenti per classe.

Tuttavia, la proposta della deputata di forzare la norma e allargare tale deroga anche al nuovo corso non ha incontrato il placet sperato, costringendola a fare marcia indietro. “L’ho ritirato”, ha detto al Fatto quotidiano. “Stiamo valutando intese differenti e specifiche. È un problema che sarà affrontato in Commissione VII della Camera. Il ministero è impegnato a trovare una soluzione”, ha aggiunto.

Per risolvere il problema però, i tempi sono stretti e gli ostacoli parecchi. Un flop annunciato secondo i più critici, che già negli scorsi mesi avevano segnalato tutte le difficoltà del nuovo indirizzo, a partire dal suo annuncio, arrivato a ridosso delle scadenze previste per iscriversi agli istituti superiori che non ha permesso alle famiglie di valutare adeguatamente il corso, fino alla scarsa chiarezza sui contenuti didattici e sul programma degli anni successivi al primo.

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Fonte : Fanpage