Morto Bruno Zanin, il “Titta” di Amarcord

L’attore Bruno Zanin è morto a 73 anni. Originario di Vigonovo, Venezia, era il quinto di sei fratelli è diventato noto al grande pubblico per essere stato scelto da Federico Fellini per interpretare il ruolo di Titta protagonista di “Amarcord”, era il 1973. Oltre ad attore è stato anche reporter di guerra e attivista umanitario.

Nel corso della sua carriera ha preso parte a film, sceneggiati televisivi e tournee teatrali. Come attore fu scelto da Giorgio Strehler per interpretare le opere di Carlo Goldoni. Nel 2007 pubblicò il suo primo romanzo in parte autobiografico “Nessuno dovrà saperlo” per Tullio Pironti Editore. “Ricordiamo un artista vigonovese che ha declinato la sua sensibilità in diverse arti comunicative con passione e singolare spontaneità. Espressivo e profondo sia nel ruolo di attore che di conduttore – ha ricordato il sindaco di Vigonovo, Luca Martello – Desideriamo sottolineare il suo impegno umanitario come tratto di una vita vissuta nella ricerca di una soddisfazione umana che non si è esaurita nell’ambizione della fama”.

Da più di dieci anni viveva in una baita tra i boschi a Vanzone con San Carlo, piccolo centro piemontese delle Alpi alle pendici del monte Rosa, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. La notizia della scomparsa è stato dato dal Comune di Vigonovo.

La carriera di Zanin

Capitato per caso a Cinecittà nel 1973 per accompagnare un amico che doveva fare la comparsa, Zanin venne notato da Fellini che lo scelse per interpretare il protagonista Titta di “Amarcord”, film che doveva iniziare le riprese poco dopo e che nel 1975 conquistò l’Oscar quale migliore opera straniera. Dopo quell’esperienza venne scelto da Luca Ronconi e quindi da Giorgio Strehler per interpretare opere di Carlo Goldoni. In teatro ha lavorato anche con Marco Sciaccaluga, Gianfranco De Bosio, Sandro Sequi e Alfredo Arias Al cinema ha recitato nei film “Un uomo, una città” (1974) di Romolo Guerrieri, “La prova d’amore” (1974) di Tiziano Longo, “La prima volta, sull’erba” (1975) di Gianluigi Calderone, “La polizia ha le mani legate” (1975) di Luciano Ercoli, “La padrona è servita” (1976) di Mario Lanfranchi, “L’Agnese va a morire” (1976) di Giuliano Montaldo, “La borgata dei sogni” (1978) di Daniele Pettinari, “Il buon soldato” (1982) di Franco Brusati. Ha preso parte anche a diversi sceneggiati televisivi della Rai. 

Nel 1992 Zanin abbandonò il mondo dello spettacolo per seguire altre strade. Per tre anni fu in Bosnia ed Erzegovina corrispondente di guerra per Radio Vaticana e contemporaneamente responsabile della ong Emmaus Internazionale dell’Abbé Pierre. Ritornato in Italia al termine della guerra civile nella ex Jugoslavia si è dedica alla scrittura. Nel 2007 Zanin ha pubblicato il suo primo romanzo a carattere autobiografico “Nessuno dovrà saperlo” (Tullio Pironti Editore) Il sindaco di Vigonovo, Luca Martello, ha dichiarato: “Ricordiamo Bruno Zanin, un artista vigonovese che ha declinato la sua sensibilità in diverse arti comunicative con passione e singolare spontaneità.
Espressivo e profondo sia nel ruolo di attore che di conduttore. Desideriamo sottolineare il suo impegno umanitario come tratto di una vita vissuta nella ricerca di una soddisfazione umana che non si è esaurita nell’ambizione della fama”.

Fonte : Today