Orban scodinzolante da Putin è un vero insulto agli ucraini

Da 5 giorni presidente del Consiglio dell’Unione europea (è il turno semestrale dell’Ungheria), Viktor Orban sta mostrando un insolito iper-attivismo. È andato immediatamente a Kiev a incontrare Zelensky (dopo avere preparato un accordo con l’Ucraina sulla minoranza di lingua ungherese della Transcarpazia, perché il suo nazionalismo non lo dimentica mai) e poi è volato a Mosca da Putin, dichiarando di intraprendere una “missione di pace”. Ma per conto di chi?

Di certo non per conto dell’Unione europea. Il capo della diplomazia Ue, Borrell, si è affrettato a commentare che Orban non ha avuto alcun mandato in tal senso, e molti leader europei sono andati anche più pesanti. Un solo esempio: il premier finlandese (di centrodestra) Petteri Orpo ha scritto su X che è “irresponsabile e sleale”, da parte di Orban, “utilizzare la presidenza ungherese dell’Ue per visitare Mosca. Invia il segnale sbagliato al mondo esterno ed è un insulto alla lotta del popolo ucraino per la propria libertà”.

Anche la diplomazia ucraina ha fatto sapere che Orban non ha alcun mandato dal presidente Zelensky. Del resto le posizioni ungheresi e ucraine restano lontane. L’Ungheria ha osteggiato gli aiuti all’Ucraina (anche quelli umanitari) e ha posto un iniziale veto all’accettazione della candidatura dell’Ucraina per l’ingresso in Ue. Per di più, alla conferenza stampa con Zelensky, Orban gli ha detto che dovrebbe considerare l’ipotesi di un cessate il fuoco per avviare una trattativa (ricevendo una risposta diplomaticamente netta, e negativa, dal suo omologo). In nessun modo Zelensky può considerarlo un partner affidabile e meno ancora un concreto possibile mediatore con la Russia. È dunque escluso che il viaggio a Mosca di Orban serva a consegnare a Putin un messaggio di Zelensky, come pure alcuni commentatori hanno ipotizzato.

Le proposte irricevibili

Quale messaggio, poi? Il timido suggerimento di Orban a Zelensky su un cessate il fuoco prima di avviare una trattativa è stato respinto al mittente. Da parte di Mosca, a metà giugno è stata avanzata una proposta di trattativa altrettanto irricevibile le cui condizioni (lo ricordiamo) sarebbero la demilitarizzazione dell’Ucraina, l’abbandono di ogni idea di adesione di Kiev alla Nato, la cessione immediata delle 4 regioni ucraine parzialmente occupate dalla Russia (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson) e la definitiva rinuncia dell’Ucraina alla Crimea. Condizioni talmente inaccettabili da non essere state prese sul serio da nessuno (probabilmente nemmeno da Orban). 

Escludendo dunque che il premier magiaro abbia un mandato da Zelensky e/o dall’Unione europea, come mai si è attivato così in fretta per tentare, a suo dire, di raggiungere la pace? L’ipotesi più suggestiva e forse più credibile è che stia cercando di accreditarsi con Trump, il probabile prossimo inquilino della Casa Bianca (sempre che i sondaggi attuali siano confermati dal voto del 5 novembre e sempre che i democratici Usa non scelgano un altro candidato al posto del presidente Biden). 

Cosa succederà con Trump

Tra Orban e Trump vi è un’indubbia comunanza di vedute e il leader magiaro, col suo nazionalismo antieuropeo a volte esasperato, è l’alleato naturale del tycoon nel Vecchio Continente. Curiosamente, lo slogan scelto da Orban per il semestre di presidenza Ue ungherese è “Make Europe great again”, di trumpianissima memoria. È possibile, dunque, che Orban, in nome delle ottime relazioni che continua a mantenere con Mosca, a dispetto dei partner europei, intenda accreditarsi con il futuro probabile presidente degli Stati Uniti. Trump, a sua volta, avrà quasi certamente bisogno di una qualche sponda europea quando, da presidente, vorrà mettere le mani sul dossier ucraino.

Peraltro oggi non si conoscono ancora con precisione i piani di Trump in tal senso, ma si conosce quello che pensano i suoi sostenitori e la fazione del Partito repubblicano a lui più fedele. Ed è tutto un pensare prima ai “taxpayers americani” e poi a tutto il resto del Pianeta, indicando quasi più Zelensky di Putin come principale responsabile della guerra. Non un orizzonte solare quello che si prospetta per il prossimo inverno, se le cose andranno come dicono i sondaggi in Usa, per l’Ucraina e il suo diritto a resistere, nonché per l’Europa baluardo di libertà e di democrazia. 

Fonte : Today