Vittorio Feltri: “Non ho paura della morte, ma del modo in cui arriverà. Per questo sono favorevole all’eutanasia”

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Vittorio Feltri si racconta in un’intervista in cui il tema ricorrente è la morte. Il giornalista dice di non temerla, ma di aver paura delle modalità con cui potrebbe arrivare, inoltre si dice favorevole all’eutanasia: “Potrò dire che la vita è mia? Se siamo davvero padroni della nostra vita dobbiamo esserlo anche della nostra morte”.

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Vittorio Feltri, nato nel 1943, lo scorso 25 giugno ha compiuto 81 anni. Un’età che per certi versi lo ha infiacchito, ha reso i suoi movimenti più lenti, le sue paure più vivide, ma la sua mente è sempre in costante attività. Il lavoro, racconta in un’intervista al Corriere della Sera, gli ha permesso di mantenersi giovane mentalmente. Della morte in sé dice di non avere paura, ma solo delle modalità in cui arriverà, per questa ragione dice di essere favorevole all’eutanasia.

Vittorio Feltri e il rapporto con la morte

La morte è un tema che ritorna nella lunga intervista che Vittorio Feltri ha rilasciato alla testata milanese, un racconto della sua vita, del lavoro che è stato il cardine della sua esistenza. La fine, per il giornalista non rappresenta un tabù: “L’ho incontrata così tante volte… La prima a sei anni. Ero il figlio più piccolo. Il giorno in cui è morto, mio papà Angelo mi fa chiamare al suo capezzale. Vuole vedermi prima di andarsene. Io capisco subito che sta per morire”. Ma non è stata la prima volta, anzi, quelle successive sono state anche più dolorose. Come quando perse la sua prima moglie:

A ventuno anni ingravido una ragazza. Sulle scale del suo condominio, figurati la comodità. Eravamo imprudenti e ignoranti. L’aborto allora non era possibile, la legge lo vietava, e poi io sono anche contrario. Così la sposo. Nove mesi dopo corro all’ospedale dove lei ha appena partorito. Un’infermiera del nido mi viene incontro con due fagottini in braccio. Io chiedo: qual è il mio? E lei: tutte e due. Due femmine. Svengo. Un medico mi rianima con un’iniezione. Passo in un attimo dalla disperazione all’euforia. Ma poi subito alla disperazione. Mi dicono che la mia Maria Luisa è morta per le complicanze del parto: eclampsia.

La disperazione, in quel caso, gli fu d’aiuto. Dopo aver vinto un concorso nell’amministrazione provinciale di Bergamo “mi faccio trasferire al brefotrofio e ottengo di lasciare le due bambine lì, dove le hanno curate magnificamente, e dove ho anche incontrato la mia seconda moglie, Enoe”. Negli anni di incontri con la morte ne ha avuti diversi, ma tranne alcuni episodi, non ricorda di aver particolarmente sofferto per certe dipartite, nonostante il legame intessuto con la persona in questione. Come nel caso di Silvio Berlusconi:

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Con lui avevo un eccellente rapporto. È l’editore che mi ha fatto ricco. E mai una volta che mi abbia telefonato per dirmi che cosa scrivere. Quando ereditai Il Giornale da Montanelli passai da 113mila copie a 250mila. E raddoppiai la pubblicità. Silvio, che ai numeri ci badava, chiama i suoi e dice: date a Feltri il 7% dell’azienda, un patrimonio che comprendeva anche un palazzo di sei piani. Io ne feci valutare il valore e veniva fuori una cifra imbarazzante. Così mi venne subito voglia di andarmene per farmela liquidare.

Fonte Instagram

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L’intervento ai polmoni e l’eutanasia

Qualche tempo fa ha subito un intervento ai polmoni, è stato operato al San Raffaele di Milano, dove gli hanno asportato un tumore e poco prima dell’intervento, esordì con un tweet: “Dio bono, si fa fatica anche a morire. Non ce la faccio“. Ma il significato di quel messaggio fu frainteso dai più: “Non è che abbia paura della morte. È che mi spaventano le modalità con le quali arriva. So che la morte è un fatto naturale e inevitabile, ma non mi va di soffrire. Con quel tweet non intendevo dire che volevo morire, ma che non volevo. Poi mi sono svegliato vivo. E ho chiesto a Melania (Rizzoli ndr. sempre al suo fianco) le sigarette”. Poi, ha aggiunto:

Io però ho detto a Melania che deve aiutarmi a morire, quando sarà il momento. Se le donne possono dire “l’utero è mio”, io potrò dire che la vita è mia? Se siamo davvero padroni della nostra vita dobbiamo esserlo anche della nostra morte. Sono favorevole all’eutanasia. Quando mia madre ultranovantenne stava morendo in clinica, ho preso per il bavero un giovane medico e gli ho urlato “se non le fai subito un’iniezione di morfina ti ammazzo”. Gliel’ha fatta

Quello che davvero è stato difficile da accettare, sono stati gli 80 anni: “Sai, per la cultura della mia generazione, ottant’anni era la fine. Faccio più fatica in tutto, fatica nel senso fisico, stanchezza”. Dopo la morte c’è qualcosa? Feltri risponde alla domanda in maniera del tutto nichilista: “Non sono credente. Qualche settimana fa sono stato dal Papa che mi ha regalato un rosario, l’ho passato a mia moglie. Rispetto la Chiesa, le verso anche l’8 per mille, ma penso che con la morte finisca tutto. Non vado nemmeno ai funerali”.

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Fonte : Fanpage