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Sul web si trovano test psicologici per ogni disturbo, dalla depressione all’ADHD, ma in realtà non hanno valore scientifico, come specificano molti dei siti dove è possibile effettuarli. Ma allora perché esistono? Sono davvero privi di rischi? Le risposte dell’esperto.
Intervista a Dott. Michele Maisetti
Psicologo del Lavoro e della Salute
Da un minimo di 35 euro a un massimo di 280 euro. È il prezzo che il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (CNOP) stabilisce per la somministrazione del questionario per la valutazione del disagio psicologico. Sul sito del CNOP ci sono tutte le tariffe che gli psicologi devono rispettare per le loro prestazioni, compresi i diversi test psicologici possibili.
Eppure, basta andare su Google e scrivere “test psicologici” per vedere apparire davanti ai propri occhi decine di test psicologici gratuiti (almeno così vengono presentati). Sono disponibili anche sulle piattaforme di psicoterapia online. Ce ne sono per ogni condizione o disturbo psicologico (a volte anche psichico) immaginabile: depressione, ansia, burnout, disturbo ossessivo compulsivo e perfino per l’ADHD (disturbo da deficit d’attenzione/iperattività).
Qui l’esperto Gian Marco Marzocchi spiega come non confondere questo disturbo con una personalità distratta. Certo, spesso si trovano avvertenze del tipo “Questo test non si sostituisce a una diagnosi” o “Consulta uno specialista se pensi di avere questo disturbo”. Tuttavia, esistono e le persone li fanno, non sempre leggendo con attenzione la premessa (Fanpage.it ha fatto un esperimento su un test fai da te per l’ADHD).
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In realtà, quello dei veri test psicologici è un argomento molto serio: sono test convalidati su base scientifica, ottenuti con metodi statistici elaborati dopo anni di studi, di cui gli psicologi e psichiatri si servono come strumento (non l’unico) per valutare la presenza di un certo disturbo. A Fanpage.it lo psicologo Michele Maisetti, direttore di ASP – Associazione Italiana Psicologi, specializzato in Metodologia della ricerca psicosociale (nella sua professione costruisce anche test e questionari su base scientifica) ha spiegato cos’è un vero test psicologico e perché, in linea di massima, non lo sono quelli che troviamo gratuiti online.
Cosa sono i test psicologici?
Per prima cosa bisogna fare una distinzione tra i test diagnostici su base scientifica e i questionari conoscitivi di autovalutazione. Senza andare troppo nel tecnico, per essere definiti tali, i test specifici a base scientifica devono rispondere a criteri molto rigorosi, ma per prima cosa devono essere standardizzati.
Cosa significa “test standardizzato”?
Questo significa che il test è stato somministrato in modo uniforme a tante persone – il campione deve essere rappresentativo della popolazione – così da rendere poi possibile il calcolo dei punteggi medi e della deviazione standard. In questo modo si hanno dei valori di riferimento in base ai quali interpretare le risposte di chi, effettuando il test, ottiene punteggi nella media o meno.
Quindi i test che troviamo online non sono scientifici?
Ho voluto iniziare con questa distinzione proprio perché la maggior parte dei quiz gratuiti online non sono a base scientifica. Ciò non significa che siano fatti senza una logica, in quanto si basano comunque su valutazioni coerenti con il disturbo di cui sono oggetto, ma non possono comunque dirsi a base scientifica. Questo perché semplicemente non sono test diagnostici, né sono questionari autovalutativi a base scientifica.
Come facciamo a sapere che non si tratta di questionari autovalutativi scientifici?
La risposta è abbastanza semplice. Per essere classificato “a base scientifica” un questionario psicologico autovalutativo deve essere stato sottoposto a un iter di validazione molto rigoroso e anche lungo. E le case editrici che vendono questi questionari sono davvero poche, perché si tratta di attività molto dispendiose sia in termini di tempi che di costi. Per questo mitivo è molto difficile che un test online gratuito abbia dietro questo iter: è abbastanza inverosimile dal punto di vista economico, a meno che non sia il risultato di un lavoro universitario.
Fatte tutte queste premesse, lei pensa che sarebbe meglio eliminarli dal web?
Non penso che test e questionari non validati scientificamente siano a priori un problema, ma è fondamentale che vengano presentati in modo trasparente, come strumenti per dare un’indicazione non scientifica e non diagnostica di un’eventuale situazione, che deve prevedere sempre un consulto con lo specialista. Il problema è che questo non sempre accade e quando l’indicazione è presente è spesso posta in fondo, in piccolo o in modo comunque poco chiaro e immediato.
È vero che molti siti specificano che non si tratta di test diagnostici, ma scrivere – come ho letto in alcuni siti – che i test psicologi non vanno utilizzati per autovalutazioni, perché devono essere somministrati da un professionista durante una visita, e poi metterli online, sul proprio sito, mi sembra un controsenso.
Quali sono i rischi?
Il rischio è che la persona si crei l’aspettativa di ricevere una risposta che abbia una validità scientifica, ma questo non è possibile. Il rischio è che persone senza disturbi ricevano come risposta un esito di compatibilità con un disturbo o patologia, ma sappiamo che questa senza l’interpretazione di un professionista non può avere nessun significato diagnostico.
Nemmeno un test su base scientifica, da solo e senza altre valutazioni cliniche, può sostituirsi a una diagnosi specialistica. Ha piuttosto la funzione di valutare le probabilità che una persona ha di avere un certo disturbo.
Che effetto può fare un falso esito positivo nella persona che lo legge?
Il discorso è molto soggettivo e dipende da persona a persona. Certo è che un rischio di suggestione esiste, nel senso che se una persona pensa di avere un problema, questo pensiero potrebbe acuirsi ancora di più.
È lo stesso meccanismo che si attiva in una persona che ha un dato sintomo fisico e ne ricerca sul web le cause: se legge che tra quelle possibili c’è la possibilità di avere una malattia grave, il sintomo potrebbe diventare ancora più acuto. È una sorta di profezia che si autoavvera, causata dall’autosuggestione, ovvero una previsione che si realizza per il solo fatto di essere stata ipotizzata.
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Fonte : Fanpage