Serie tv, ha ancora senso far uscire tutti gli episodi in una volta sola?

Quando è stata lanciata la prima stagione di The Bear, tutte le puntate sono uscite in un colpo solo: otto febbricitanti episodi che negli Stati Uniti sono sbarcati su Hulu nel giugno del 2022, per poi approdare in Italia qualche mese dopo su Disney+. Sebbene la serie sia venerata dalla critica, ha impiegato un po’ di tempo a diventare popolare presso il pubblico. Non troppo però: a tre settimane dalla sua diffusione è diventata la seconda serie più vista nel circuito delle piattaforme online e la settimana successiva lo show più visto in assoluto. La seconda stagione è stata distribuita con la stesse modalità a distanza di un anno, trasformandosi rapidamente nella serie più vista in streaming negli Stati Uniti.

Tuttavia l’hype intorno a entrambe le stagioni di The Bear si è esaurito abbastanza rapidamente, rendendola l’equivalente televisivo di una meteora. Si tratta di un fenomeno tipico delle serie diffuse in modalità binge, ovvero in un’unica soluzione, che secondo osservatori del settore come Parrot Analytics hanno generalmente un “tasso di decadimento” di circa otto settimane dal debutto. Gli show diffusi a cadenza settimanale, come The Acolyte: La seguace o Scissione (Severance), tendono invece a rimanere impressi nella mente del pubblico molto più a lungo, fino a circa nove settimane dopo la messa in onda della puntata finale. Nel 2023 il 75% delle serie più popolare negli Stati Uniti sono state distribuite settimanalmente, e sono proprio queste produzioni che di solito attirano più spettatori nelle pause tra le stagioni, creando meno fluttuazioni nell’audience.

Le uscite settimanali aiutano anche le serie a rimanere nel dibattito culturale. Prendiamo ad esempio Fallout: Prime Video ha reso disponibili tutti gli otto episodi dell’adattamento del videogioco in una sola volta, e il pubblico l’ha presa talmente male che i commenti online più frequenti hanno riguardato il lancio e non la serie in sé.

Contro il binge watching

Tutto questo fa sorgere una domanda: perché mai la terza stagione di The Bear (già uscita negli USA e in arrivo in Italia su Disney+ dal 14 agosto) è stata distribuita tutta in una volta? Il sospetto è che il valore artistico di una serie abbia ormai poco a che fare con il tipo di distribuzione che le viene assegnato. Lo si deduce anche da un’osservazione di Jess Brownell, showrunner di Bridgerton, che ha recentemente dichiarato al Los Angeles Times di aver scoperto che Netflix stava pensando di dividere l’ultima stagione in due parti quando le riprese si erano già concluse.

Come osserva Evan Shapiro, produttore televisivo e opinionista, “Le serie vengono prodotte nell’ottica del contenuto, ma la programmazione è molto più legata al marketing, alla soddisfazione dei nuovi abbonati o alla fidelizzazione di quelli esistenti”. In altre parole, The Bear costituisce un prodotto televisivo eccellente che possiamo vedere come un tutt’uno artistico, ma la piattaforma che lo distribuisce negli USA, Hulu, sembra ancora trattare la serie come un generatore di nuovi abbonamenti. Gli showrunner danno vita a una serie sperando che gli spettatori la guardino tutta, mentre ai servizi di streaming basta che il pubblico la inizi.

Fonte : Wired