Tumori, dall’Italia una possibile nuova arma contro la resistenza alla chemioterapia

Dalla ricerca italiana arriva una nuova possibile arma contro la resistenza alla chemioterapia. Un progetto di ricerca all’Irccs “Saverio de Bellis” di Castellana Grotte (Bari) ha dimostrato che bloccando farmacologicamente l’attività della proteina SMYD3 coinvolta nella riparazione del Dna nelle cellule cancerose sarebbe possibile ostacolare lo sviluppo della resistenza ai chemioterapici, aumentando la loro efficacia. I risultati dello studio, durato cinque anni e sostenuto dalla Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, sono stati pubblicati sulle pagine della rivista specializzata Journal of Experimental & Clinical Cancer Research.

Lo studio nel dettaglio

La chemioterapia è uno dei trattamenti più efficaci per la cura dei pazienti oncologici: agisce danneggiando il Dna sia delle cellule tumorali che di quelle sane, causandone la morte. Ma, come sottolineato dai ricercatori in una nota, il tumore può sviluppare una resistenza ai chemioterapici, che è responsabile della maggior parte delle recidive, “perché le nostre cellule possiedono un sistema di ‘riparazione’ del Dna che consente loro di rimanere in salute, ma che purtroppo viene sfruttato anche dalle cellule tumorali per difendersi dall’azione della chemioterapia”. Nel corso del progetto di ricerca, gli studiosi hanno dimostrato che l’impiego di un nuovo inibitore di SMYD3 aumenta l’efficacia dei chemioterapici e che, nei tessuti di pazienti con neoplasie gastrointestinali, SMYD3 è fortemente espresso.

(201104) -- BRUSSELS, Nov. 4, 2020 (Xinhua) -- The EU flags fly at half-mast outside the European Commission headquarters to pay tribute to the victims of the attacks in France and Austria, in Brussels, Belgium, Nov. 3, 2020. (Xinhua/Zheng Huansong) - Zheng Huansong -//CHINENOUVELLE_12227/2011040841/Credit:CHINE NOUVELLE/SIPA/2011040844

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Nuovo bersaglio terapeutico contro i tumori

Il nostro studio “identifica SMYD3 come bersaglio terapeutico nei tumori in cui è espressa in eccesso, permettendo di eliminare in maniera mirata le cellule cancerose e risparmiando quelle sane. Questo approccio terapeutico rappresenterebbe un’arma vincente non solo per evitare la resistenza ai chemioterapici, ma anche per ridurne le dosi, limitando sia gli effetti collaterali sia i costi”, ha sottolineato il coordinatore del team di ricerca Cristiano Simone, genetista dell’Università di Bari. Il risultato è frutto di un lavoro che ha coinvolto un team interdisciplinare di esperti tra ricercatori, chirurghi, oncologi e anatomo-patologi.
Ma c’è anche dell’altro: l’inibitore di SMYD3 è già stato validato scientificamente presso l’Irccs “de Bellis” e brevettato in Italia ed è in fase di approvazione a livello internazionale. “Il trasferimento tecnologico, fortemente perseguito dalla direzione scientifica, rappresenta un punto di forza della ricerca dell’istituto pugliese, offrendo anche opportunità’ allo sviluppo dell’imprenditorialità territoriale”, hanno concluso i ricercatori.

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