Oggi ho riaperto Threads, era tanto che non lo facevo e ho capito perché: c’era una ragazza che si era fotografata davanti a uno specchio che chiedeva se qualcuno poteva eliminare con Photoshop i libri impilati; un’altra che iniziava una lunga analisi con la domanda “Perchè non mi fido più?”; un’altra ancora che diceva che erano 200 giorni che non faceva sesso e aveva chiesto al fruttivendolo due banane per mangiarne solo una; e infine una che chiedeva “meglio essere simpatiche o porche?”. Sembrava di essere finiti in una versione scadente di Sex & The City.
Eppure Threads era destinato a cambiare il mondo dei social, a detronizzare Twitter addirittura. Era il 5 luglio dello scorso anno quando Meta lo lanciò un po’ a sorpresa, per approfittare delle difficoltà di Twitter che con Musk era già diventato X e sembrava sul punto di crollare per via delle decisioni strampalate del nuovo capo. Grazie al fatto che per aprire un profilo bastava cliccare Ok sul proprio profilo Instagram, in pochi giorni gli iscritti volarono: oltre 100 milioni. Zuckerberg in quei giorni diceva di voler creare un social dove imperasse la gentilezza contrapposto a X dove con la gestione Musk erano tornati i post violenti e diffamatori. E per qualche giorno è stato cosi: c’erano solo post in punta di penna, conditi di per favore e grazie, e una serie di massime sulla vita che avrebbero dovuto ispirare saggezza. Sembrava di “leggere i biscotti della fortuna nei ristoranti cinesi”, scrisse un giornalista.
Ma i biscotti della fortuna sono divertenti per due minuti, la vita vera è un’altra cosa e in Threads, con rare eccezioni, non è mai arrivata. “Rimpiango i troll di Twitter”, scrisse il critico del Guardian che pure a Elon Musk non ha mai fatto sconti. E Threads è diventato un caso di studio sul fallimento. Ora che compie un anno ci viene detto che gli utenti hanno continuato a crescere e che oggi sono 175 milioni, ma manca il dato fondamentale: quante persone lo usano ogni giorno e non hanno semplicemente un profilo dormiente? Torna alla mente il lancio di un altro social che doveva cambiare il mondo (e battere Facebook): anche in quel caso dietro c’era un gigante della Silicon Valley e per diventare utenti bastava un clic. La partenza fu folgorante ma poi scomparve nel nulla: vi ricordate di Google Plus?
Fonte : Repubblica