Nello Stato dell’India nord-orientale – pur abituato alle inondazioni – l’imprevedibilità e l’intensità delle piogge sono diventate un problema per gli agricoltori. Colpita soprattutto la raccolta del tè, settore che impegna gran parte della popolazione. Per gli esperti è necessario abbandonare l’approccio centralizzato del governo a favore di uno che si basi sulle singole comunità.
Dispur (AsiaNews) – Mercoledì almeno otto persone hanno perso la vita nello Stato indiano dell’Assam a causa delle recenti inondazioni, portando a 56 il bilancio dei morti per eventi legati alle forti piogge quest’anno. Secondo la locale agenzia per la gestione delle emergenze, nell’Assam, considerato lo Stato indiano più vulnerabile al cambiamento climatico, oltre 1,6 milioni di persone in 29 distretti sono state colpite dalle alluvioni. Altre 25.744 sono state trasferite in 181 campi di soccorso e oltre 39mila ettari di superficie coltivata hanno subito danni.
Il territorio dell’Assam, uno dei sette Stati dell’India nord-orientale (chiamati anche le “Sette sorelle”) è percorso da grandi fiumi, tra cui il Brahmaputra, che ha origine in Tibet, per cui gli abitanti locali da sempre convivono con le inondazioni. Che però non erano mai state di questa frequenza e intensità: “L’inondazione a Majuli – un’isola fluviale – è stata improvvisa e si è verificata a causa dell’impatto combinato dell’aumento del livello delle acque del fiume Brahmaputra e dell’acqua che fuoriesce dal suo affluente, il Subansiri”, ha spiegato a Down To Earth Partha Jyoti Das, responsabile dei rischi climatici per un’organizzazione no profit chiamata Aaranyak. “La gente potrebbe aver avuto un falso senso di sicurezza riguardo la solidità dell’argine. E per il fatto che sia normale che i livelli dell’acqua sia nel Brahmaputra che nel Subansiri aumentino e diminuiscano durante la stagione dei monsoni”, ha aggiunto.
Durante la stagione delle piogge, che solitamente inizia a giugno, si verificano ogni anno almeno 4-5 cicli di inondazioni, ma la differenza rispetto al passato, spiegano gli esperti, è che i cicli di alluvioni non sono più prevedibili. Oggi, per esempio, la pioggia che ci si aspetta in un anno scende nel giro di poche settimane. Ed è aumentato anche il numero di frane: dal 2016 al 2022 se ne sono verificate circa un migliaio.
E questo è soprattutto un problema per il settore agricolo, in cui è impiegata quasi il 70% della forza lavoro dell’Assam. Secondo un nuovo rapporto sullo stato degli agricoltori, in tutta l’India sono proprio gli eventi legati alla pioggia (alluvioni, siccità, piogge improvvise e ritardi dei monsoni) a danneggiare di più la l’attività agricola, mentre le perdite legate al caldo risultano essere inferiori.
Un problema che si ripercuote anche sulle coltivazioni di tè. Insieme alla Cina meridionale l’Assam è l’unico luogo sulla Terra in cui la pianta del tè è endemica. Qui si producono ogni anno oltre 650 milioni di chili di tè, il 52% di tutta la produzione indiana e il 13% di quella mondiale. I dati rilasciati dal Tea Board of India indicano una diminuzione della produzione nel 2023-24, di 661 milioni di chili, rispetto a quella del 2022-23, quando era stata di 689 milioni. Nel 2021-22, però, si erano raccolti 672 milioni di chili, nel 2020-21, 626 milioni, contro i 695 milioni del 2019-20 e gli oltre 700 milioni del 2018-19.
“Con il cambiamento climatico, si assiste a lunghi periodi di assenza di pioggia o ad acquazzoni di forte intensità e di breve durata. Ciò comporta il ristagno dell’acqua e l’erosione del suolo. In più, la temperatura diurna è molto più alta di quella a cui possono adattarsi i cespugli di tè. E anche i raccoglitori non possono lavorare in condizioni di caldo estremo”, ha spiegato Bidyananda Barkakoty, consigliere della North Eastern Tea Association, ex vicepresidente del Tea Board India e membro del Consiglio dell’Associazione per la ricerca sul tè.
Dopo un’analisi dei piani d’azione attuati finora, gli esperti hanno evidenziato una serie di misure che potrebbero essere intraprese per ridurre il rischio derivante da eventi climatici estremi. In particolare, hanno sottolineato, il coinvolgimento delle varie comunità a livello di villaggio o panchayat risulta fondamentale (nello Stato dell’Assam convivono oltre 100 gruppi etnici diversi), così come gli investimenti nel settore delle nuove tecnologie.
Secondo una ricerca del think tank iForest, che si occupa di ambiente, il governo centrale ha infatti sottostimato il potenziale di produzione di energia da fonti rinnovabili in Assam, fissandolo a soli 14,235 megawatt. Un dato che è stato ricalcolato e portato a oltre 2mila gigawatt di energia pulita. Che, se non verrà utilizzata, sottolinea ancora l’indagine, sarà soprattutto a causa dell’approccio centralizzato delle istituzioni.
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Fonte : Asia