In questo tempo nuovo, ancora tutto da capire, diventa indispensabile arricchire e condividere un sapere fertile per i giovani che vogliono fare agricoltura alimentando conoscenza, condivisione e visione politica a partire proprio dalla terra. E il momento per farlo è adesso, ora che si muovono intorno a noi grandi paure e incertezze ma anche interessanti percorsi di ricerca, capaci di unire scienze naturali e scienze umane, provando a colmare lo iato tra natura e cultura su cui, per secoli, si è basato il nostro modo di rapportarci alla terra.
Partendo da questi presupposti, è stato avviato Spore, un progetto di formazione e informazione promosso dall’azienda La Distesa, a Cupramontana, nelle Marche, in collaborazione con varie discipline, sul senso e i limiti del “fare agricoltura” in questo nuovo regime climatico. Una vera e propria Scuola di Campagna che abbiamo voluto farci raccontare da Valeria Bochi, direttrice dei corsi e referente dell’area antropologica.
“La genesi è stata lunga. Da tempo, partendo dal percorso della nostra realtà agricola, ci stavamo interrogando innanzitutto sui nostri limiti. Conseguentemente abbiamo capito che era arrivato il momento di ripartire da un ampia riflessione sul modo di lavorare all’interno di un contesto che stava rapidamente cambiando, mettendo a dura prova la nostra capacità di leggere ciò che stava succedendo”.
Con grande attenzione per i più giovani.
Certamente il nostro pensiero si è subito rivolto alle nuove generazioni che si affacciano all’agricoltura. All’interno della nostra azienda abbiamo sempre avuto giovani collaboratori e tirocinanti che ci hanno fatto capire, nonostante provenissero da un solido percorso universitario, che erano ancora alla ricerca di un sapere che il mondo accademico non aveva soddisfatto del tutto. D’altronde la formazione continua, anche per noi che abbiamo un approccio agricolo organico rigenerativo, è assolutamente indispensabile. Ma il punto non è solo formarsi ma capire come farlo adattandosi ai cambiamenti.
Vi attende dunque una grande sfida.
Siamo di fronte a un cambiamento climatico che ci impone di studiare ogni singolo gesto attraverso il confronto. Spore nasce proprio con l’intenzione di condividere e approfondire sia glie aspetti tecnici che quelli umani per capire come ci si possa immaginare agricoltori sostenibili tra dieci anni. E quindi queste considerazioni, frutto di profonde riflessioni anche personali, ci hanno spinti a fornire una formazione molto disciplinare ma non esclusivamente tecnica, dando dunque rilevanza anche agli aspetti filosofici. Sappiamo bene che si tratta di una sfida alta ma senza una diversa consapevolezza, in grado di riallineare la scienza alle scienze umane, non abbiamo futuro.
Dunque un grand reset.
Spore vuole orientare nuovi approcci, immaginando che si debba ripartire integrando e completando ciò che abbiamo imparato fin qui. I nostri insegnanti sono tutti docenti universitari che hanno però ben chiaro che l’orizzonte è quello di umanesimo ambientale in grado di integrare e metterci in relazione all’interno di una cornice di pensiero capace di unire e non invece di separare il sapere. Non possiamo trascurare nulla che sia utile a trovare una soluzione efficace.
In altre parole, chiunque abbia voglia di avvicinarsi all’agricoltura con una nuova sensibilità, ovviamente con un occhio di riguardo per la produzione di vino e cibo, ma anche al pensiero filosofico, agli studi antropologici e ai linguaggi artistici che si stanno misurando con questa crisi climatica e che non possono non essere parte integrante della formazione dei futuri agricoltori, trova in Spore un alleato attivo e sensibile.
L’obiettivo è dunque quelli rispondere alla vocazione originaria del percorso de La Distesa, che non è mai stato solamente produttivo né interessato al gesto agricolo scollegato da una visione ecosistemica e politica più ampia. Quello che Valeria Bochi e Corrado Dottori, hanno acquisito in quasi 25 anni di storia aziendale ora lo vogliano condividere, aprendosi a contributi che arrivano, come detto, da percorsi solo apparentemente lontani dal discorso agricolo, per cogliere le complessità dei fenomeni che stiamo vivendo, riconnettendoli al precario equilibrio della nostra madre terra.
Fonte : Today