Pur non essendo riconosciuta ufficialmente, il Tagikistan chiude più di un occhio su questa pratica. E in un Paese dove il 70% delle famiglie sopravvive solo grazie ai sussidi inviati dai migranti che lavorano all’estero, per le donne rimaste sole e in povertà anche lo status di seconda o terza moglie di chi ha fatto fortuna può diventare un’aspirazione.
Dušanbe (AsiaNews/Agenzie) – Ufficialmente il Tagikistan non riconosce il diritto alla poligamia, e assegna a chi la pratica delle forti multe o la destinazione ai servizi sociali, ma in realtà spesso su questo fenomeno si chiude un occhio. La poligamia sta diventando un sistema di vita sempre più diffuso nel Paese, e – secondo quanto rivelato qualche tempo fa da un’inchiesta dal sito di Deutsche Welle – vi sarebbero persino donne che aspirano allo status di seconda o terza moglie.
Negli ultimi anni la poligamia si associa alla crescita dell’influsso della religione nella vita della società tagica, ma anche all’esodo di massa dei cittadini, in gran parte uomini giovani, in cerca di lavoro e guadagno all’estero. La povertà sempre più diffusa nella società rende molto difficile trovare un’adeguata sistemazione economica. Secondo l’ultima relazione dell’Istituto per le ricerche sull’Asia centrale, circa il 70% delle famiglie del Tagikistan vive grazie ai sussidi inviati dai parenti all’estero, essendo oltre un milione i cittadini tagichi che vivono in condizioni di migrazione lavorativa.
Questa è una delle cause per cui le donne rimaste senza marito dopo il divorzio sostengono il diritto degli uomini rimasti in patria alla poligamia, vedendo in questo l’unica possibilità di mantenere sé stesse e i propri figli. Ovviamente sono gli uomini relativamente più benestanti, o almeno con stipendi medi come gli uomini d’affari e i funzionari pubblici, a beneficiare della disponibilità di numerose mogli. Del resto la Sharia permette di avere più mogli, e le unioni sono benedette dai mullah senza la registrazione civile del matrimonio, con il silenzio compiacente di tante amministrazioni pubbliche.
Questa situazione è stata denunciata dalla femminista tagica Firuza Mirzoyeva, collaboratrice dell’associazione “Salute sociale e diritti dell’uomo”, secondo la quale “le donne da noi sono pronte ad assumere lo status di seconda, terza o quarta moglie, per legalizzare in qualche modo la propria vita privata”. A questo si aggiunge il fatto che molte donne che vivono nelle regioni dove non riescono a ricevere un’adeguata istruzione, alcune – senza neanche concludere le scuole dell’obbligo – hanno ben poche vie d’uscita per la sopravvivenza materiale se non l’appartenenza ad un uomo. Mirzoyeva cita gli esempi delle regioni di Khatlon e Sogdiana, dove “le ragazze si preparano al matrimonio fin dall’infanzia, e l’istruzione viene considerata qualcosa di superfluo”.
Cercano la sicurezza, perché legarsi comunque a un uomo le difende da qualunque altra pretesa sociale. La società tagica considera negativamente le donne nubili o divorziate, considerandole “vecchie e inutili”, ricorda l’attivista, per cui “anche se una donna ha successo ed è indipendente, la società non la approva”. L’inchiesta riporta la storia paradossale di Amina, una donna di Isfara che da tempo si era trasferita con i genitori nella capitale Dušanbe, e alla fine della scuola media era stata assegnata a un marito: “Lo hanno scelto loro, io neanche sapevo com’era fatto, sapevo solo che aveva due anni più di me”.
Amina e il marito hanno vissuto in casa dei genitori per due mesi, dopo di che lui se n’è andato a lavorare in Russia: “All’inizio tornava a casa per un mese, poi ha smesso di venire del tutto, finché ho saputo che si era risposato e ora vive con l’altra moglie… allora ho deciso di lasciarlo, visto che a lui non servono neanche i nostri figli, e ho deciso che anche lui a me non serve”. I genitori del marito hanno trattenuto i tre figli, visto che lei non aveva la possibilità di mantenerli, ma almeno riusciva a vederli regolarmente. Infine Amina ha accettato di diventare la terza moglie di un uomo di 46 anni, che “si prende cura di me e mi aiuta a trovare la mia strada”. Le ha comprato un appartamento e una macchina e l’ha aiutata ad aprire un salone di bellezza, e poi anche un negozio di abbigliamento. Se fosse rimasta senza nessuno, nella società tagica non avrebbe avuto alcuna altra possibilità di avere il necessario per vivere.
Fonte : Asia