Il governo giapponese si è liberato, finalmente, dei floppy disk, i supporti di memoria – comunemente chiamati “dischetti” – utilizzati per archiviare e condividere dati tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Novanta.
Il ministro giapponese per gli Affari digitali, Taro Kono, ha comunicato a Reuters di aver vinto “la guerra” contro i floppy disk lo scorso 28 giugno, il giorno in cui il governo si è sbarazzato delle 1.034 norme che ancora regolamentavano l’uso dei “floppy” nel paese asiatico.
Soltanto scorso gennaio il governo giapponese ha smesso di richiedere supporti fisici, come floppy disk e CD-ROM, per 1.900 tipi di trasmissioni di informazioni al governo, come documenti aziendali e moduli per i cittadini.
La transizione definitiva verso forme di archiviazione digitali è iniziata due anni fa, quando il governo ha preso atto delle difficoltà riscontrate durante la pandemia di Covid: la necessità di effettuare su larga scala test e vaccini, infatti, ha evidenziato come il paese fondasse il suo apparato burocratico su documenti cartacei e tecnologie superate.
Il ministro Kono vanta un largo seguito sul social network X, dove ha 2,5 milioni di follower.
Kono in passato ha gestito il piano nazionale di vaccinazione anti Covid ed è stato Ministro degli Esteri e della Difesa, prima di assumere l’incarico di Ministro per gli Affari digitali ad agosto 2022, dopo un tentativo fallito di diventare primo ministro.
L’ultima grande azienda che produceva floppy disk, Sony, ha smesso di farlo nel 2011.
Nonostante questo, i “floppy” non sono mai scomparsi del tutto. Per esempio la Muni Metro di San Francisco utilizza un sistema di controllo dei treni che funziona ancora con software su floppy disk e prevede di continuare a farlo fino al 2030. L’Air Force degli Stati Uniti, invece, ha utilizzato floppy disk da 8 pollici fino al 2019.
Il “dischetto”, inoltre, è il simbolo comunemente utilizzato da numerosi software, app e sistemi operativi, per identificare l’icona che indica il salvataggio di un file su un dispositivo.
I floppy disk, introdotti per la prima volta nel 1967, non possono competere con la capacità di memoria delle moderne chiavette Usb o delle schede SD, per esempio, né con lo spazio di archiviazione offerto dalla tecnologia cloud, che può arrivare a diverse centinaia di gigabyte. I “dischetti” più noti e diffusi, quelli da 3,5 pollici, possono contenere al massimo 1,44 Megabyte di dati.
Fonte : Repubblica