Eddie Murphy ha raccontato in una intervista con il New York Times la sua ascesa al successo, iniziata quando era giovanissimo. Nato a Brooklyn e cresciuto prima in un istituto per minori dopo la morte del padre e la malattia della madre (dove ha sempre detto di aver sviluppato il senso dell’umorismo) e poi di nuovo con la madre e il patrigno, Eddie Murphy ha esordito al cinema a 22 anni in 48 Ore di Walter Hill del 1982 accanto a Nick Nolte, e un anno dopo con Una Poltrona per Due di John Landis insieme a Dan Aykroyd diventa una star e un fenomeno globale della comicità americana.
Fin da ragazzino (dopo aver ascoltato l’album That Nigger’s Crazy di Richard Pryor) Eddie Murphy ama fare e imitazioni degli attori famosi, partecipa ai talent show e si esibisce nei club di stand up comedy, fino ad entrare nel cast del Saturday Night Live rilanciando il programma con i suoi sketch esilaranti.
Per frequentare il mondo della comicità di New York salta la scuola di nascosto (fino a quando la madre lo scopre e lo manda ai corsi di recupero estivi), e da quando ha diciannove anni entra in contatto con il mondo delle star. “Credo che Dio o qualcuna altro abbia vigilato su di me in quei momenti” ha detto Eddie Murphy, che sta per tornare al cinema con uno dei suoi personaggi più famosi, il poliziotto Axel Foley nel nuovo capitolo della serie Beverly Hills Cop, “Mi sono trovato in diverse situazioni al limite. Per esempio quando nel Blues Bar di Dan Aykroyd ho visto John Belushi e Robin Wiliams tirare cocaina. Mi ha salvato la provvidenza e ho detto: no, grazie”.
La fama e la celebrità in un’epoca di edonismo come gli anni 80 sono stati secondo Eddie Murphy: “Come camminare in un campo minato, soprattutto quando sei giovane. L’ho fatto per 35 anni e sono arrivato sano dall’altra parte. Non bevo, e ho fumato una canna solo quando avevo già 30 anni”. Per Eddie Murphy, gli idoli della sua adolescenza, e simboli delle luci ed ombre della vita da star sono un puto di riferimento artistico, ma non un esempio: “Michael Jackson, Prince ed Elvis Presley. Li adoro e li amerò per sempre, ma per me oggi sono soprattutto delle figure tragiche. Invecchiando ho capito che non è cool vivere e morire così”.
Fonte : Virgin Radio