Le stime del rapporto elaborato da OCSE e FAO prevedono un incremento della produzione globale dell’11% con una crescita robusta delle esportazioni anche da Cambogia e Myanmar. Superato il picco innescato dai timori per la siccità, i prezzi restano comunque il 14% più alti rispetto a dodidici mesi fa.
Milano (AsiaNews/Agenzie) – La produzione mondiale di riso crescerà dell’11% nei prossimi 10 anni per raggiungere i 587 milioni di tonnellate nel 2033. Lo sostiene l’Agricultural Outlook curato dall’OCSE (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e dalla FAO (l’ufficio dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura) per il periodo 2024-2033, diffuso in questi giorni. L’aumento rispetto ai livelli attuali dovrebbe essere determinato dal miglioramento delle rese.
Nei Paesi asiatici – dove è concentrata gran parte della produzione mondiale di riso – l’espansione “dovrebbe essere robusta”. La crescita maggiore è prevista in India, che secondo le previsioni supererà la Cina per diventare il più grande produttore di riso al mondo. La Cina si collocherà al secondo posto, seguita da Indonesia, Thailandia e Vietnam.
In termini di esportazioni, si prevede che le spedizioni di riso dall’Asia meridionale e dal Sud-est asiatico cresceranno a un ritmo annuale del 2,8% nel prossimo decennio, consentendo alla regione di espandere ulteriormente la propria quota nelle esportazioni globali arrivando all’86%. Nelle stime di OCSE e FAO una parte rilevante di questa crescita dovrebbe registrarsi in Paesi oggi meno sviluppati, come il Myanmar e la Cambogia. “le loro esportazioni di riso – si legge nel rapporto – aumenteranno collettivamente del 146%, passando dalle 4,3 milioni di tonnellate attuali a 10,5 milioni di tonnellate entro il 2033”, con una maggiore penetrazione nei mercati asiatici e africani.
Per quanto riguarda l’andamento dei prezzi, l’outlook rileva che quelli globali di grano e mais hanno continuato a scendere l’anno scorso, dopo l’impennata del 2022 seguita all’offensiva militare della Russia in Ucraina. Al contrario il 2023 si è rivelato un anno tumultuoso per il mercato del riso: “I prezzi – spiegano i ricercatori – hanno raggiunto un picco rispetto agli ultimi 15 anni, spinti inizialmente dalle preoccupazioni per gli effetti negativi sulla produzione della siccità causata dal fenomeno meteorologico di El Niño e da un’intensificazione delle restrizioni alle esportazioni da parte dell’India nel luglio e nell’agosto 2023. Da allora, ulteriori aumenti dei prezzi sono stati scongiurati grazie ai segnali che ridimensionavano l’impatto effettivo di El Niño sulla produzione mondiale, insieme a eccezioni alle restrizioni approvate dall’India e a un aumento delle spedizioni da parte di altri produttori. Ciononostante, a causa delle persistenti incertezze legate alle politiche commerciali e alle condizioni meteorologiche, i prezzi internazionali del riso sono rimasti alti: a marzo 2024 ammontavano a circa il 14% in più rispetto ai livelli dell’anno precedente”.
L’outlook ricorda che una “quota sostanziale” del commercio di prodotti agricoli dell’Asia meridionale e del Sud-est asiatico avviene all’interno della regione. Aggiunge, però, che anche questi mercati devono fare i conti con i rischi creati dagli attacchi degli Houthi alle navi nel Mar Rosso che impediscono il transito attraverso il Canale di Suez: “Finché il conflitto permane, il commercio dal Sud-est asiatico verso l’Europa e il Nord Africa dovrà deviare dal Canale di Suez intorno al Capo di Buona Speranza, aggiungendo tempo e costi di spedizione che possono interrompere le catene di approvvigionamento”.
Fonte : Asia