A dare la notizia è stato il cardinale Sebastian Francis. Sybil nacque nel 1899 ed era un’infermiera cattolica che curava i poveri. Durante la Seconda guerra mondiale, con il marito sostenne la resistenza, subendo anche gravi torture e morendo poi per una setticemia nel 1948. “Con una vita di fede e azioni senza paura ha ispirato molti di noi”.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – Il cardinale e vescovo di Penang, mons. Sebastian Francis, ha annunciato l’apertura della causa di beatificazione per Sybil Kathigasu, infermiera cattolica e sostenitrice della resistenza contro il Giappone durante la Seconda guerra mondiale. “Ho consultato l’arcivescovo di Kuala Lumpur, mons. Julian Leow, sulla questione e il procedimento è stato assegnato come postulatore al sacerdote dell’arcidiocesi p. Eugene Benedict”, ha detto il cardinale in un comunicato. “Oggi celebriamo l’inizio di un viaggio per elevare alla gloria degli altari una figlia della Chiesa malese” che “con una vita di fede e azioni senza paura ha ispirato molti di noi. Sforziamoci di seguire le sue orme mentre preghiamo che ne venga riconosciuta la santità”, ha commentato il porporato.
Sybil Medan Daly nacque il 3 settembre 1899, a Medan, Sumatra, allora parte delle Indie Orientali olandesi. Quinta figlia (unica femmina) di Joseph Daly, un fioraio di origine irlandese, e Beatrice Matilda Martin, un’ostetrica oriunda francese.
Dopo aver studiato ostetricia e infermieristica per tre anni, Sybil assistette il marito, il dottor Abdon Clement Kathigesu, in una clinica nella piccola città di Papan, a Ipoh, nello Stato di Perak. Insieme, i due coniugi diedero vita a uno studio privato di successo, offrendo anche un servizio gratuito ai poveri che non potevano permettersi di pagare le cure mediche.
Ma la guerra non tardò ad arrivare con i primi bombardamenti su Ipoh nel 1941 e l’incursione delle truppe giapponesi nella città, nota per i giacimenti di stagno.
Sybil ricevette una visione in cui Dio le disse che nei giorni a venire avrebbe dovuto sopportare molti sacrifici. Ma, invece di demoralizzarsi, l’infermiera appese un quadro del Sacro Cuore di Gesù in un luogo strategico della casa, da dove prendeva nota di ogni attività all’esterno. I coniugi Kathigesu sostennero la resistenza fornendo in segreto medicine alle forze alleate e condividendo informazioni, anche grazie alla conoscenza di Sybil del cantonese, grazie al quale poteva comunicare con i guerriglieri cinesi che combattevano contro l’occupazione giapponese.
La donna venne poi arrestata insieme al marito. La Kempeitai, la polizia militare del Giappone la sottopose a terribili torture, ma Sybil si rifiutò di rivelare le informazioni a sua disposizione. Tenendo stretto il suo rosario, pregando a voce alta ogni notte e invocando il nome di Gesù, resistette anche quando fu trascinata a vedere sua figlia Dawn, di cinque anni, appesa a un albero con un fuoco che bruciava sotto e minacciava di bruciarla viva. Ma fu Dawn a ispirarla a non cedere, secondo la sua biografia: “Sii molto coraggiosa, mamma. Non parlare. Quando moriremo entrambe Gesù ci aspetterà in Cielo”, le disse la bambina.
Terminata la guerra, Sybil fu rilasciata dalla prigione di Batu Gajah il 6 settembre 1945 con ferite molto gravi, tra cui una frattura alla colonna vertebrale. La prima cosa che chiese fu di essere trasportata in barella all’ingresso della chiesa di San Giuseppe, dove si trascinò lungo la navata in ringraziamento. L’esercito anti-giapponese formato dalla popolazione malese liberò anche il marito e i figli.
Sybil fu portata a Londra per le cure e lì scrisse la sua autobiografia, “No Dram of Mercy”. Nel 1947 venne insignita della Medaglia George da re Giorgio VI a Buckingham Palace, per il suo coraggio durante l’occupazione giapponese, unica donna malese a ricevere il riconoscimento.
Sette mesi dopo, il 12 giugno 1948, all’età di 49 anni, Sybil morì a causa di una setticemia. Il suo corpo fu sepolto a Lanark, in Scozia, ma fu poi riportato a Ipoh e seppellito nel cimitero cattolico della chiesa di San Michele a Brewster Road l’anno successivo.
La rivista Time la definì la “Edith della Malaysia” in riferimento all’infermiera britannica Edith Cavell, che durante la Prima guerra mondiale curò i soldati di entrambi gli schieramenti senza distinzione.
Fonte : Asia