Domani il Paese alle urne per scegliere il successore di Raisi, morto nell’incidente dell’elicottero. Al primo turno hanno prevalso il deputato riformista e l’esponente ultraconservatore Saeed Jalili. Col sostegno di Khatami e Rouhani, il candidato anti-establishment promette libertà di scelta sull’hijab e rapporti migliori con l’Occidente.
Teheran (AsiaNews) – Con un appello al voto davanti a una folla esultante di sostenitori, all’interno di una sala di preghiera nella capitale Teheran, si è conclusa nella serata di ieri la campagna elettorale del candidato ultraconservatore in vista del ballottaggio in programma domani. I presenti hanno intonato canti e slogan affermando che “Tutto l’Iran è con [Saeed] Jalili”, il quale ha risposto promettendo “forza e progresso”. In contemporanea, in uno stadio gremito nelle vicinanze, si chiudeva il comizio del rivale riformista che ha insistito sui temi della “unità e coesione”, mentre la folla richiamava il nome di un altro ex presidente riformista, Mohammad Khatami, che ha confermato il suo sostegno a Masoud Pezeshkian. “Viva Khatami, lunga vita a Pezeshkian” hanno gridato i presenti, sventolando bandiere verdi con impresso lo slogan “Per l’Iran” del candidato riformista che ha saputo spezzare il monopolio degli ultraconservatori e radicali.
A contendersi la poltrona presidenziale, la seconda carica per prestigio e potere nella Repubblica islamica dell’Iran dietro la guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, saranno dunque il riformista Masoud Pezeshkian e l’ultraconservatore – sostenuto dalla leadership – Saeed Jalili. Saranno loro a sfidarsi al ballottaggio in programma domani, per una sfida che – almeno al primo turno – è stata caratterizzata da un dato record per quanto riguarda il partito dell’astensionismo e il boicottaggio delle urne, come invocato da numerosi attivisti e dissidenti. I risultati ufficiale del 28 giugno scorso assegnano al candidato riformista 10.415.991 voti (pari al 42,5%), mentre l’ultraconservatori ha ottenuto 9.473.298 voti (pari al 38,6%). Terzo, e ben lontano, il presidente conservatore del Parlamento Mohammad-Baqer Ghalibaf, che ha ricevuto 3.383.340 voti.
Il totale di 24.535.185 voti validi indica un’affluenza del 40,2%, che segna un nuovo minimo storico rispetto al 48,8% nella sfida presidenziale del 2021 che aveva registrato la vittoria di Ebrahim Raisi, morto nel maggio scorso nello schianto del suo elicottero. Raggiungere il secondo turno per Pezeshkian rappresenta già un “successo”, perché il rivale può beneficiare del sostegno di tutto l’apparato di potere del Paese e su di lui si concentrano gli interessi della leadership religiosa e conservatrice. Inoltre, delle 14 elezioni presidenziali tenutesi in Iran dal 1979, solo una è stata decisa al secondo turno, nel 2005.
In vista del ballottaggio, in questi giorni il governo ha rafforzato il giro di vite sui media e l’informazione, applicando una ulteriore stretta alla censura per “guidare” la narrazione relativa al voto. Intanto il leader supremo Ali Khamenei ha ammesso il pessimo dato riguardante l’affluenza al primo turno parlando di partecipazione “più bassa del previsto” pur senza fare riferimento al dato effettivo, di ben 8 punti percentuali inferiore all’ultima tornata, essa stessa già deludente per la leadership di Teheran. “Speriamo che l’adesione popolare per il secondo turno [questo venerdì] – ha proseguito la massima autorità della nazione – sia importante e una fonte di orgoglio per la Repubblica islamica”, spingendo gli elettori alle urne.
La sorpresa del primo turno è rappresentata dall’affermazione del candidato riformista, contro il quale si sta compattando l’ala radicale e ultraconservatrice che potrebbe perdere la carica presidenziale, sebbene il potere resti concentrato nelle mani di Khamenei. Ciononostante, una eventuale vittoria di Pezeshkian potrebbe rimescolare le carte soprattutto in politica estera e aprire a nuove prospettive, dato che lui stesso in campagna elettorale ha auspicato “relazioni costruttive” con i governi occidentali per porre fine “all’isolamento” dell’Iran. Una posizione che gli è valsa il sostegno di due ex presidenti, il moderato Hassan Rouhani e, come già ricordato, del riformista Khatami. “Possiamo gestire il nostro Paese con unità e coesione” ha detto Pezeshkian ai suoi sostenitori acclamanti.
“Risolverò – ha aggiunto – le controversie interne al meglio delle mie capacità”. Pezeshkian, che ha giurato di opporsi “pienamente” alle pattuglie di polizia che impongono l’obbligo del velo (causa di arresti e repressioni in seguito alla morte di Mahsa Amini) e ha chiesto di alleggerire le restrizioni su internet in vigore da tempo. Egli ha parlato davanti a una folla mista (mentre dalle parti del rivale vi era una chiara distinzione fra sessi), con donne in hijab colorato mescolato ad altre con chador neri. Sadegh Azari, 45 anni, impiegato nel settore assicurativo, ha dichiarato: “Credo che se Pezeshkian vincerà… la gente avrà speranza per il futuro”.
Fonte : Asia