La Procura di Napoli ha deciso di interrompere il percorso di collaborazione avviato cento giorni fa dall’ex capoclan dei Casalesi Francesco ‘Sandokan’ Schiavone. Gli inquirenti hanno deciso di revocare il programma di protezione cui era stato sottoposto l’ex boss della Camorra. Si è ritenuto che le dichiarazioni finora rilasciate da Schiavone non fossero utili. Un pentimento bluff, insomma. Sandokan ritorna al 41 bis.
Nessuna rivelazione
Dai suoi racconti ci si aspettavano rivelazioni importanti su molti misteri irrisolti, dall’omicidio in Brasile nel 1988 del fondatore del clan Antonio Bardellino ai malati intrecci camorra-politica fino traffico di rifiuti tossici. Nulla del genere. Di “Sandokan” sono sempre circolate pochissime immagini. Durante il processo si oppose alle riprese video e agli scatti dei fotoreporter presenti: “Non sono una fiera da gabbia”, disse.
Come mai la decisione di “pentirsi” era arrivata solo la scorsa primavera, dopo tanti anni dietro le sbarre? Si era ipotizzato che la decisione di “Sandokan” potesse essere un messaggio a qualcuno, affinché non provasse a riorganizzare il clan, un modo per mettere una pietra tombale sulle aspirazioni di altri possibili successori.
L’inizio della collaborazione era avvenuto al culmine di quello che sembrava essere stato un passaggio graduale, iniziato già lo scorso anno. A gennaio del 2023, intervenendo nel corso del processo per il triplice omicidio di Luigi Diana, Nicola Diana e Luigi Cantiello – avvenuto nel 1983 -, aveva chiesto il rito abbreviato. Era per la prima volta, apparve un primo segno di stanchezza. Poi il trasferimento al carcere di L’Aquila, lo stesso dove era detenuto il boss siciliano Matteo Messina Denaro. Da lì aveva chiesto di parlare con i magistrati e raccontare le sue “verità nascoste”.
Il ritorno al 41 bis
Gli inquirenti, dunque, hanno deciso di revocare il programma di protezione cui era stato sottoposto, ritenendo che le dichiarazioni finora rilasciate da Schiavone non fossero utili. Non c’erano elementi di novità o di interesse investigativo nei suoi racconti. I pm anticamorra coordinati dal Procuratore Nicola Gratteri hanno chiesto il via libera dal Ministero della Giustizia, che ha disposto per Sandokan il ritorno alla detenzione in regime di 41 bis.
Schiavone fu arrestato nel 1998, poi condannato all’ergastolo nel maxi processo Spartacus e per diversi omicidi; prima di lui avevano deciso di pentirsi il figlio primogenito Nicola, nel 2018, quindi nel 2021 il secondo figlio Walter.
Fonte : Today