Il 4 agosto 2022, un paio di mesi prima delle elezioni che ha portato al governo Giorgia Meloni, Amnesty International Italia aveva chiesto “passi avanti” sui diritti umani. A distanza di quasi due anni dall’insediamento a Palazzo Chigi della leader di Fratelli d’Italia, il bilancio fatto dall’organizzazione internazionale, soprattutto in tema di migranti, è drammatico.
Nel suo rapporto “Libertà e dignità: le osservazioni di Amnesty International sulla detenzione amministrativa di migranti e richiedenti asilo in Italia”, l’organizzazione condanna le politiche migratorie del governo Meloni e gli accordi che quest’ultimo ha siglato con paesi, come l’Albania, la Tunisia, Libia e l’Egitto. E punta l’accento sul pacchetto che il governo ha introdotto nel settembre 2023 per rispondere all’emergenza migranti: almeno un Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) in ogni regione e l’aumento del trattenimento dei migranti fino a 18 mesi, ovvero il massimo consentito dalla normativa europea. Le preoccupazioni di Amnesty International sono ancora più pressanti alla luce della decisione dell’Italia di costruire centri di detenzione sul territorio albanese.
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A queste, si è poi aggiunto il nuovo Patto europeo sulla migrazione e l’asilo, un pacchetto legislativo che introduce una serie di misure, tra cui la condivisione degli oneri dell’accoglienza tra i Paesi Ue in caso di emergenza, il cosiddetto “meccanismo di solidarietà” molto caro all’Italia.
Più Centri per i rimpatri e migranti trattenuti fino a 18 mesi: cosa cambia con la nuova stretta voluta da Meloni
“La detenzione dovrebbe essere eccezionale e una misura di ultima istanza. Tuttavia, nei centri che abbiamo visitato abbiamo incontrato persone razzializzate che non avrebbero mai dovuto essere detenute. Persone con gravi problemi di salute mentale. Persone che richiedono asilo a causa del loro orientamento sessuale o attivismo politico ma provenienti da paesi che il governo italiano ha arbitrariamente designato come ‘sicuri'”, ha dichiarato Dinushika Dissanayake, vicedirettrice regionale di Amnesty International per l’Europa. L’organizzazione condanna l’Italia per il ricorso alla detenzione di richiedenti asilo e migranti, in totale violazione del loro diritto alla libertà, sottolineando come la legislazione e prassi italiana non sia in linea con gli obblighi internazionali.
Condizioni precarie nei centri per rimpatrio dei migranti
Alla luce di questi sviluppi, Amnesty International Italia ha visitato il Cpr di Ponte Galeria (Roma) e quello di Pian del Lago (Caltanissetta) nell’aprile 2024, dove ha incontrato persone provenienti da Tunisia, Iran, Georgia, Marocco, Perù, Egitto, Gambia e Cina. Amnesty International ha riscontrato che le condizioni all’interno dei centri visitati non erano in linea con le leggi e gli standard internazionali, perché le strutture sono apparse estremamente piccole, spoglie e inadeguate dal punto di vista sanitario e della sicurezza dei migranti all’interno dei centri. Tanto che, denuncia Amnesty, le persone non potevano circolare liberamente nemmeno all’interno delle strutture e necessitavano dell’autorizzazione e dell’accompagnamento delle forze dell’ordine. Anche le condizioni igienico sanitarie sono risultate scarse e pessime. Inoltre, l’illuminazione degli spazi è nelle mani delle guardie delle strutture, che si premurano che le finestre siano chiuse ermeticamente. Nei centri, i migranti non possono possedere smartphone e telefoni cellulari.
“Le persone sono costrette a trascorrere tutto il loro tempo in spazi recintati, in condizioni per molti aspetti peggiori di quelle del carcere, e a loro viene negata anche una minima autonomia. Nonostante i lunghi periodi di detenzione, vi è un’assenza quasi totale di attività che, combinata con la mancanza di informazioni sul loro futuro, porta a enormi danni psicologici tra le persone detenute”, ha affermato Dinushika Dissanayake. A seguito della visita nei Cpr, Amnesty International l’11 giugno ha inviato una lettera ai ministri italiani dell’Interno, della Giustizia e della Salute, descrivendo in dettaglio i risultati della sua ricerca e chiedendo chiarimenti in merito. Il 24 giugno, il Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione e il Dipartimento per la Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno hanno fornito risposte separate, si legge nel rapporto di Amnesty.
Fonte : Today