Perdiamo anche Ita Airways e la rete Tim: forse non c’è granché da brindare

Due grandi operazioni di riassetto industriale in due giorni per l’Italia, che vede passare a soggetti stranieri due importanti asset. Dopo una gestazione che è sembrata infinita sono arrivate al termine, nell’arco di 48 ore, prima la cessione della rete Tim – la cosiddetta Netco – e poi la vendita di Ita a Lufthansa. Due operazioni che il governo ha sbandierato come operazioni “di grande successo” e che il Movimento 5 stelle ha invece bollato come il “black Friday” dei patrioti, come a indicare una svendita a buon prezzo per gli acquirenti. Solo il tempo potrà effettivamente dire l’affare lo ha fatto il sistema Italia o gli acquirenti. O magari nessuno dei due.

Per Tim un cambiamento epocale

In ogni modo, per Tim è un cambiamento di rotta epocale che si realizza con la cessione della rete a un consorzio guidato dal mega fondo americano Kkr e partecipato dal Ministero dell’Economia, dal Canada Pension Plan Investment Board, dall’Abu Dhabi Investment Authority e dal fondo infrastrutturale F2i, tutti riuniti sotto la società Optics Bidco. Americani, canadesi ed emiratini – oltre ai soggetti italiani – che per 18,8 miliardi di euro prenderanno il contro di uno degli asset più strategici del paese, che sarà guidato dall’ex a.d. delle ferrovie Luigi Ferraris. Ma questa enorme cifra non finirà nelle casse della società: il grosso di questo valore è dato dal debito che Tim deconsoliderà cedendo la rete. Quest’ valore, al netto di tutti gli aggiustamenti di poste, è pari a 13,8 miliardi di euro. Una cifra molto elevata ma che si confronta con un debito netto di Tim che al 31 marzo del 2024 era pari a miliardi di euro.

La cifra della cessione potrebbe salire a 22 miliardi se si verificheranno non meglio specificate condizioni. Ma se si ragiona sulla cifra di partenza Tim dovrebbe incassare circa 5 miliardi grazie ai quali il suo debito netto potrebbe scendere a 8 miliardi circa, almeno inizialmente. Basterà a tenere in equilibrio i conti in futuro contando che sulle spalle della società graveranno ben 17mila dipendenti in un mercato altamente concorrenziale, che ora dovrà comprare tutti i servizi di rete? Per i sindacati la questione è molto delicata perché temono per le eventuali ricadute sui lavoratori. C’è anche da dire che la borsa non ha brindato all’operazione, con i titoli Tim che hanno visto solo un piccolo rialzo e restano sui minimi storici intorno a 0,23 euro per quota. E c’è anche da aggiungere che il primo azionista di Tim, la francese Vivendi, è in causa con la società per la cessione della rete che non è passata attraverso un’assemblea dei soci, dove avrebbe potuto forse bloccarla, ma solo da un consiglio d’amministrazione. Causa che potrebbe avere risvolti miliardari se dovesse passare la linea dei francesi. Si vedrà.

Lufthansa si compra Ita Airways: operazione da 325 milioni

La seconda operazione rappresenta l’ennesimo salvataggio della ex compagnia di bandiera italiana. La storica Alitalia che adesso si chiama Ita Airways (a proposito, forse l’antico nome tornerà), il cui 41% è stato ceduto ai tedeschi di Lufthansa per 325 milioni di euro, con opzione per salire al 100% in un secondo momento. Un accordo che è arrivato dopo il via libera condizionato dell’Antitrust dell’Unione europea, che ha imposto a Ita la cessione di una serie di circa 200 slot settimanali a Linate e un’apertura alla concorrenza su determinate rotte verso il centro Europa – già molto battute da Lufthansa – e da Fiumicino verso gli Stati Uniti. Il tutto per evitare che dal coordinamento commerciale tra i due soggetti nascano restrizioni di concorrenza.

Anche in questo caso il funzionamento dell’alleanza non è per nulla scontato. A parte il plauso del governo con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che ha parlato di “orgoglio” per la conclusione dell’accordo (e che ha detto: “gli italiani non pagheranno più tasse per Alitalia”), per il resto l’esperienza di Ethiad insegna che queste alleanze nei cieli devono essere testate sul campo.

C’è inoltre da dire che su Ita pende anche la decisione della Corte costituzionale sull’obbligo o meno di riassorbire i dipendenti ex Alitalia in Ita rimasti a terra col fallimento della vecchia società. Una decisione favorevole non sarebbe ben accolta da Lufthansa e potrebbe cambiare gli equilibri economico-finanziari della società.

Fonte : Today