Ritirarsi dalla competizione per vincere. O almeno non perdere (troppo). È questa la tattica utilizzata in Francia contro il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Alle sei di sera di ieri (2 luglio) è scaduto il termine entro il quale i candidati nei singoli collegi elettorali potevano rinunciare a candidarsi al ballottaggio di domenica 7 in Francia. In tutto ci sono state 218 desistenze, di cui 131 da parte del Nuovo Fronte Popolare e 82 della coalizione del presidente Emmanuel Macron. Si tratta di ritirate strategiche pensate per avvantaggiare, nei collegi più a rischio, il candidato che ha più possibilità di battere le destra radicale. Insomma chiunque sia purché non sia del Rn.
Secondo la maggior parte degli analisti in questo modo la strada del Rn verso la maggioranza assoluta è diventata molto in salita. Le triangolari, 306 alla fine del primo turno domenica scorsa, si sono ridotte ad un terzo, ed era soprattutto lì che il partito di Le Pen doveva pescare i seggi da aggiungere ai 39 già aggiudicati. Poi ci sono i ballottaggi più tradizionali, i duelli, che sono 190. Il quotidiano francese Grand Continent ha realizzato una proiezione sulla base delle desistenze e dei risultati del primo turno. Il Rassemblement National e i suoi alleati non dovrebbero arrivare alla maggioranza assoluta di 289 deputati all’Assemblea nazionale, fermandosi a 244, cioè 45 in meno del necessario. I candidati dei Républicains e della destra dovrebbero essere circa 40, il che significa che anche insieme non avrebbero in numeri (se i conteggi sono giusti).
I partiti legati al presidente Macron dovrebbero ottenere circa 106 eletti. Al Nuovo Fronte Popolare, che unisce tutte le forze di sinistra dai socialisti ai comunisti, sono attribuiti 162 deputati, di cui 68 della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. Le ipotesi sul futuro della Francia sono ora ridotte a quattro più verosimili. La prima è che comunque e nonostante tutto il Rassemblement National conquisti la maggioranza assoluta, con la nomina automatica di Jordan Bardella al posto di premier. La seconda, più probabile, è la maggioranza relativa per il Rn, che implicherebbe l’utilizzo di una riserva di voti esterni, almeno per la fiducia al governo e per l’approvazione della legge finanziaria. “Ci bastano 270 seggi per governare”, ha detto Le Pen immaginando di trovare gli altri 20 voti in Parlamento.
La terza ipotesi che ha attraversato l’intera giornata è quella patrocinata dal premier uscente, Gabriel Attal, di “una maggioranza plurale”, cioè una sorta di coalizione per governare che comprende un arco molto largo, dai Républicains ai comunisti. Con l’esclusione de La France Insoumise, incompatibile con macronisti e Républicains, ma della quale è indispensabile una sorta di neutralità. Infine, ultima ipotesi, che sembra anche la meno probabile, è che si vada verso un governo guidato da una personalità in qualche modo considerata super partes. Si parla di tre ex premier come Lionel Jospin, Jean-Pierre Raffarin e Bernard Cazeneuve.
Fonte : Today