Per chi non lo conoscesse, il nome Flemming Sloth Andersen è considerato una leggenda. Un anno intero trascorso in mare con la fondazione The Ocean Cleanup, una straordinaria carriera nell’ambito della pulizia degli oceani, e la profonda convinzione che la sua generazione abbia un’importante responsabilità nei confronti di quella successiva.
Destino, scelte e consapevolezze.
In una recente intervista, Flemming Sloth Andersen racconta la sua esperienza, giunta al nono viaggio con The Ocean Cleanup verso il Great Pacific Garbage Patch, una gigantesca superficie creatasi al largo dell’Oceano Pacifico grazie alla convergenza di rifiuti – per lo più plastici – provenienti da tutto il mondo.
Entrato nell’esercito per qualche anno come maresciallo, e arruolato nelle forze di polizia per oltre 20 anni, a seguito di una ferita d’arma da fuoco, la sua carriera professionale prende una piega completamente inaspettata, avvicinandosi per la prima volta al mare e nel giro di 7 anni, alla Fondazione The Ocean Cleanup.
Pur conoscendo poco la realtà, si immerge presto nel loro mondo, scoprendo fin da subito alcune delle nozioni più importanti da considerare durante ogni missione:
- la sicurezza, perché l’ospedale più vicino dista oltre 2000 km
- la struttura e organizzazione del lavoro in mare, totalmente differenti da quelle sulla terraferma, soprattutto perché condivise tra esperti (che hanno dedicato l’intera vita a tale attività) e cadetti alla primissima esperienza
- la consapevolezza di lavorare per la salvaguardia del pianeta, che non solo provoca un visibile entusiasmo negli occhi dei giovani che si affacciano a tale professione, ma smuovono le coscienze inducendo ad abitudini migliori e più sostenibili.
In the middle of nowhere: il primo viaggio verso il GPGP
Il ricordo del primo viaggio verso il Great Pacific Garbage Patch è ancora fresco nella mente di Flemming Sloth Andersen. Vedere per la prima volta un’isola di rifiuti di tali dimensioni, sentirne l’odore e vedere i pesci nuotarci intorno e mangiare la plastica circostante: un’esperienza triste, inimmaginabile e difficile da raccontare.
Oltre al profondo desiderio di aiutare a risolvere e risanare una situazione di tale portata, una delle grandi motivazioni che negli anni lo ha portato non solo a tornare ma a restarci per un anno intero, è stato il forte senso di responsabilità della sua generazione, causa principale di tale accumulo di rifiuti e di tanti altri presenti in tutto il mondo.
“Non ci sono scuse, ma non lo sapevamo. Non eravamo consapevoli di quanto una grande scoperta come la plastica avrebbe portato a tutto questo. Ho avuto l’enorme occasione di fare qualcosa di concreto e l’ho colta senza esitazione”.
Motivazione e obiettivi: andare oltre il tempo e la distanza
Questa sua grande motivazione è sempre a centro del suo lavoro, è quanto cerca di trasmettere alla sua famiglia ogni volta che decide di partire, e rappresenta l’eredità che desidera lasciare ai suoi 6 nipoti.
Per quanto l’intera famiglia si sia ormai abituata, è sempre impegnativo lasciarsi per un lungo periodo, e tale situazione impatta inevitabilmente anche sugli altri membri di The Ocean Cleanup, dai marinai che guidano le spedizioni, ai fotografi che si occupano di documentare l’intero processo. È importante considerare che non c’è modo di rientrare prima del tempo prestabilito, qualsiasi cosa accada a casa, perché il sistema secondo cui operano per raccogliere la plastica prevede un tempo complessivo di 6 settimane. Si è lontani 2000 km da tutto e da tutti.
Partendo da questa difficile componente, le emozioni che emergono sono molto contrastanti: da una parte le difficoltà relative all’isolamento, dall’altra l’indescrivibile felicità nel momento in cui si preleva una grande quantità di plastica, sottraendola al GPGP, e di nuovo una grande tristezza pensando a quante tonnellate rimangono e continuano ad accumularsi giorno dopo giorno.
La motivazione, la voglia di fare la differenza e l’impegno sono gli aspetti che contribuiscono a rendere le missioni di The Ocean Cleanup grandi opere e motivo di orgoglio.
Un astronauta su un pianeta differente
Purtroppo non mancano i soggetti che, attraverso lo schermo di un computer, criticano l’operato di queste straordinarie persone, né è possibile sottrarsi ai momenti di grande difficoltà che potenzialmente si possono incontrare durante ogni viaggio.
Tuttavia l’atteggiamento e la contagiosa positività ed energia di Flemming Sloth Andersen, che guida l’intero gruppo, riesce a donare la carica necessaria per compiere al meglio ogni missione, con la consapevolezza di “non essere parte di un normale lavoro, ma di un’onda che sta girando il mondo intero”.
Fonte : Today