In Italia sempre più super ricchi aderiscono al regime speciale previsto dal fisco per pagare meno tasse. Negli anni il loro numero è cresciuto e nell’ultimo anno potrebbero essercene altri 576 in più. La Corte dei Conti ha analizzato il fenomeno mettendo in risalto le cifre ed evidenziandone le criticità. Ci sono infatti varie incognite legate alla misura, a partire da cosa sappiamo di questi “paperoni” – poco – e agli effetti che questa tassazione speciale ha sulle casse dello Stato.
La tassazione speciale per i super ricchi: quanto pagano allo Stato
Questa tassazione speciale è un “regime opzionale” previsto dall’Agenzia delle entrate. Il sistema è operativo dal 2018 con lo scopo di “favorire gli investimenti in Italia da parte di soggetti non residenti”. Chi trasferisce qui la propria residenza può infatti scegliere di avere tassati i redditi prodotti all’estero in maniera forfettaria: per essere in regola basta pagare 100mila euro l’anno.
L’opzione vale anche per i familiari, che a loro volta pagano 25mila euro. Il versamento va fatto in un’unica soluzione e il regime ha una durata massima di quindici anni. I ricchi che accedono al regime opzionale sono sempre di più: negli ultimi dati della Corte dei Conti riferiti al 2022 figurano 1.136 soggetti, di cui 818 contribuenti principali e 318 familiari.
Nell’ultimo anno, il 2023, l’Agenzia delle Entrate ha risposto a 576 nuove richieste di accesso alla tassazione speciale. Come si vede dall’andamento del grafico sopra elaborato da Today.it, i numeri sono in crescita: dal 2018, anno in cui è iniziato il regime opzionale, dai primi 263 che avevano aderito siamo arrivati, potenzialmente, a oltre 1.700.
In totale, dal 2018 sono riferibili versamenti per circa 254 milioni, di cui 232 per i contribuenti principali e poco meno di 22 per i familiari. Vuol dire che ogni anno, in media, sono entrate nelle casse dello Stato poco meno di 51 milioni di euro. Alcuni aspetti non tornano.
I problemi nella tassazione agevolata dei più ricchi: cosa ci manca
Così, i ricchi che trasferiscono la residenza in Italia per accedere alla tassazione agevolata sono sempre di più. Ma ci sono dei problemi. Nell’ultima relazione della Corte dei Conti sul rendiconto generale dello Stato, i giudici sottolineano che l’Agenzia delle Entrate non conosce “né l’ammontare dei redditi esteri sui quali agisce l’imposta sostitutiva, né le imposte ordinarie che sarebbero state effettivamente prelevate su tali redditi in assenza del regime sostitutivo”.
In pratica, il fisco italiano non conosce i redditi esteri di queste persone e, di conseguenza, non stima quanto avrebbe potuto chiedergli – si presume in più – di tasse, rispetto al regime speciale. Ma all’appello mancano altri elementi.
La finalità dichiarata della misura – che ci fa capire perché è rivolta ai redditi fuori dal comune – è “favorire gli investimenti in Italia da parte di soggetti non residenti”. Questi potrebbero essere gli sportivi professionisti – come i calciatori – o altri che per motivi diversi dal lavoro spostano la residenza in Italia. Ma il fisco italiano non sa se ci sia “come pure ci si sarebbe dovuto attendere – si legge nell’analisi della Corte dei Conti – un effettivo e tangibile collegamento con la realizzazione di investimenti produttivi nel nostro Paese”.
Dunque non è chiaro se la tassazione agevolata sia un bene per le casse dello Stato e i più ricchi o sia solo un vantaggio per quest’ultimi.
Fonte : Today