La disfatta degli Azzurri e lo ius soli

C’è un aspetto, della disfatta degli Azzurri contro la Svizzera, ma anche delle terrificanti 3 partite precedenti, che va oltre il calcio, e ci chiede di ragionare sul nostro concetto di cittadinanza e di nazionalità, sul nostro rapporto con l’immigrazione in un “secolo nomade” in cui milioni di persone si spostano per fuggire dalle guerre e dalla povertà, ma anche da terre rese inabitabili per il cambiamento climatico.

Prendiamo la Svizzera. Il difensore Manuel Akanji è nato in Svizzera da padre nigeriano e madre svizzera; l‘altro difensore, Ricardo Rodriguez, è nato in Svizzera ma da genitori cileni; il centrocampista Granit Xhaca, che ci ha fatto impazzire, è nato in Svizzera ma da genitori albanesi del Kosovo; l’ala destra Dan Ndoye, è nato in Svizzera da una madre senegalese; anche l’attaccante Ruben Vargas è nato in Svizzera, ma da un padre domenicano; e infine l’altro attaccante, Breel Embolo, è nato in Camerun ed è emigrato in Svizzera con la madre nel 2003 quando aveva 6 anni.

A un certo punto della partita mio figlio a proposito di uno di questi calciatori mi ha chiesto “Ma che c’entrano con la Svizzera?”. C’entrano moltissimo, le loro storie ci parlano di un’altra idea di cittadinanza e di nazionalità che in Italia evidentemente fatichiamo a fare nostra se ancora oggi il generale leghista Vannacci dice della Egonu che “non rappresenta l’italianità” (ma quando vinciamo tutte le medaglie in atletica, questi ragazzi vanno benissimo invece).

Il fenomeno non riguarda solo la Svizzera, evidentemente: le due giovani stelle di questo Europeo giocano per la Spagna. Uno, Nico Williams, è nato a Pamplona da genitori ghanesi; e il giovanissimo Lamin Yamal è nato nei dintorni di Barcellona da padre marocchino e madre della Guinea equatoriale.

Da noi lo ius soli, ovvero il diritto di cittadinanza per chi nasce in Italia, è visto come una pericolosa concessione che mette in pericolo l’italianità; e dello ius scholae, il diritto di cittadinanza per giovani che hanno fatto tutte le scuole in Italia, parlano solo gli studenti che si rendono conto della follia di avere compagni di banco con meno diritti. Il massimo che sappiamo fare è schierare Stephan El Shaarawy, nato a Savona da padre egiziano e madre italiana (oltre all’argentino Mario Retegui, che aveva un nonno a Canicatti).

Perdiamo agli Europei di calcio non solo perché non si gioca più a pallone nei cortili, ma perché la nostra idea di cittadinanza e di nazionalità, e il nostro rapporto con i diritti delle persone, sono davvero qualcosa da superare.

Fonte : Repubblica