AGI – La sera dell’8 ottobre 2015 poco dopo le 19 l’imprenditore bresciano Mario Bozzoli, 50 anni, dopo avere avvertito la moglie che sarebbe arrivato in ritardo a una cena sul lago di Garda, sparì nel nulla. L’auto ferma nel parcheggio, svanito il suo telefono e ogni sua traccia. Il figlio andò a cercarlo poche ore dopo nella fabbrica di famiglia di Macheno, in Valtrompia. Nulla.
In una storia costellata di sparizioni, sei giorni dopo Giuseppe Ghiradini, operaio della stessa ditta, venne inghiottito nei boschi della Valcamonica dopo avere cancellato la prevista battuta di caccia con un amico.
Il 18 ottobre del 2015 fu trovato morto con un’esca di cianuro nello stomaco tra gli arbusti a Case di Viso.
Il primo ottobre 2021 la Corte d’Assise condanna all’ergastolo Giacomo Bozzoli, nipote di Mario, colpevole dell’omicidio dopo avere covato “a lungo” il piano di eliminare lo zio per dissidi legati alla gestione dell’azienda. In questo quadro, Ghirardini si sarebbe tolto la vita “per non avere retto al rimorso” del delitto a cui avrebbe contribuito assieme a un altro lavoratore, Oscar Maggi.
Il 17 novembre 2023, la Corte d’Assise conferma la condanna più dura dopo un processo molto combattuto. Giacomo avrebbe ucciso “spinto dall’odio che esprime quasi un’ansia purificatrice”, è la tesi della Procura Generale. Tra gli indizi cita la fumata anomala delle 19.18 in fonderia quando il corpo di Mario sarebbe stato carbonizzato e immerso nel bagno di metallo fuso. “Soltanto illazioni” replica la difesa.
Giacomo tenta un ultimo appello ai giudici, tra le lacrime. “Capisco il grande dolore della famiglia di mio zio Mario, ma voi dovete capire il mio, per essere stato condannato per qualcosa che non ho commesso. Due mesi prima della sparizione di mio zio vivevo il momento più bello della mia vita perché era nato mio figlio. Vi giuro su ciò che ho di più caro che sono innocente”. Durante questo processo va in scena, tra le proteste degli animalisti, anche l’esperimento del maiale bruciato in una fonderia che ‘simula’ la distruzione del cadavere di Mario.
Nelle motivazioni si legge che il nipote “ripetutamente e senza freni aveva manifestato il desiderio di uccidere lo zio nella consapevolezza che Mario fosse ormai allarmato dalle trame truffaldine tra i parenti e che la ditta aveva fatturato oltre 43mila euro per un intervento, mai effettuato, a causa di un forno rovinato”.
Nel frattempo finisce accusato di omicidio anche Oscar Maggi in un’altra indagine chiusa dal pm di Brescia ad aprile di quest’anno. Nelle ultime ore la terza sparizione di questa storia. Questa volta a eclissarsi è Giacomo dopo la condanna che, stavolta e salvo revisioni, è per sempre.
Fonte : Agi